A BATH IN THE OCEAN - EMOTIONAL LIFESTYLE
Accomodati sul traghetto, Bomber sbabbela circa la sua incredibile e puntuale pianificazione del viaggio:"Tutti possono organizzare un tour, ma chi è in grado di garantire che non ci siano tempi morti, come ho appena fatto io?”, e spiega “a sommi capi” come sia stato possibile raggiungere il molo nei ultimissimi minuti di recupero:”Semplice, Zeman, un emiliano accelera anche dove un milanese frenerebbe!”.
Nonostante il clima sia mite, il sole sia ancora alto e la brezza sia quasi evangelica, tollero con sufficienza questo -seppur breve- viaggio in ferry boat. Io ho il fisico da pedalò di Riccione, e il passaggio tra Mare Nostrum e Oceano Atlantico è parecchio brusco.
Ec bel ragasol
Ci avviciniamo all'isola di Inishmor e sbarchiamo.
A parte il vento che soffia a forza Milan, il primo pensiero va ad una serie tv di qualche anno fa, chiamata Harper Island.
Una coppia decideva di sposarsi in un isola dell'Atlantico, sulla quale erano stati invitati parenti e amici vari. Poco alla volta venivano tutti uccisi, one by one. Ecco, come idea della location, ci siamo.
Postato a caso senza nemmeno vederlo, troppa fifa.
Il Bombardiere non ricorda il nome dell'hotel e si lamenta del fatto che io abbia lasciato in macchina la stampa delle generalità dell'albergo.
"Ragazzi, è un casino: non mi ricordo come si chiama l'Hotel!"
Io e Mandela (che d'ora in poi, tanto per confondere le acque, chiameremo "Bonetti"), quindi, io e Bonetti, lo interroghiamo e cerchiamo di rassicurarlo.
"Ma come hai fatto a dimenticarti il nome dell'hotel? Ne hai prenotati tre in tutto! Non dev’essere così difficile cercare di ricordare tre nomi”
“Eh, ragazzi, non vi ho prestato troppa attenzione! Se tu, Zeman, non ti fossi dimenticato la documentazione in macchina...”
Allora gli rispondo per le rime:”Bada bene, Bubu, che qui non siamo mica in Riviera. Ci saranno otto alberghi, contando anche quelli che hanno chiuso bottega negli ultimi vent'anni! Figurati se non lo troviamo!”
Nel frattempo lo scenario è questo
Entriamo nella prima locanda wifi-dotata così che Bomber possa risalire al nome dell'hotel.
Ebbene, dopo qualche minuto, la connessione internet emette la propria sentenza:”Aran Islands Hotel”.
Io e Bonetti non vogliamo crederci: il Bombardiere aveva tirato su una ferla fuori da ogni grazia di Dio perché non ricordava questo nome. Mi vengono in mente parole che nella Bibbia non ci sono ma le tengo per me, ripeto, l'uomo-Bomber è sul conflittuale, va accettato così com'è: far le camicie ai gobbi resta un mestiere difficile.
Raggiungiamo il nostro alloggio e, appena entrati, sfoglio un orrendo opuscolo in cui pubblicizzano l'organizzazione di matrimoni. Proprio qui. Allora lo fate apposta! Altro che Aran Islands, questa è Harper Island.
Su gentile concessione della rete
Ci sistemiamo e siam pronti a cenare nel ristorante dell'albergo. Dopo due giorni full gas a livello economico, vorremmo che stasera fosse la serata “cheapermen” e riusciamo a contenere la spesa della cena ad 80 euro, con commento a margine del Bomber:”Alla fine, per una cena a base di pesce, 80 euro van benissimo!”. Filologia secca.
Ho mangiato bene, la location merita, la serata promette bene e la compagnia è eccellente. Tuttavia, non so per quale ragione, accuso una forte mancanza dell'Italia. Non è solo la gente vestita di merda (un italiano non riuscirebbe a conciarsi così male nemmeno al buio), è anche non sentire i grilli che cantano la sera, non veder nessuna collina di viti nei paraggi o aver un'improvvisa e incontenibile voglia di una spritz. Che ci volete fare? Sono un paisà come tutti quanti!
Usciamo e ci dirigiamo verso il centro di Kilronan.
Bomber è ancora carico per la cena e ne vuole assolutamente parlare con suo padre, Il Vecchio Leone. Prende il proprio cellulare anteguerra e intavola una discussione continentale con il Tugnoli Senior:”Vecchio Leone, qui ti piacerebbe, il posto è bello e fanno dei granchi giganti, sono GRANCHI ATLANTICI!” Poi, conclusa la surreale telefonata, incontra sulla propria strada tre coppie di anziani appena usciti dal ristorante, batte le mani, solleva le braccia e, ancora carico dall'esperienza dubliner domanda loro:”Hey guys, let's go dancing?!?”
Ma lo show è appena iniziato e il video che segue si commenta da solo.
Fabio Tugnoli: Emotional lifestyle
Decidiamo di rientrare non tanto perché Bomber è zuppo ma perché il portiere dell'albergo ci aveva avvertito di due grandi feste che si sarebbero tenute presso il salone dell'hotel.
In realtà tutta 'sta samana non la troviamo, ma riusciamo a comunque a importare il concetto di fab sulle isole Aran.
Mentre Bonetti persevera con le “mandelate” (voce del verbo “mandelare” ossia attaccare pezza tirando in ballo Mandela, qualsiasi sia il malcapitato) e il Bombardiere smazza birre e intavola discorsi di circostanza con chiunque gli si pari davanti, io esco un attimo a fumare. Qui è incredibile, saranno le undici di sera e c'è ancora un bagliore di luce. Non c'è freddo, o meglio, non c'è freddissimo, l'estate qui è come i granchi: ATLANTICA!
PEZZE ATLANTICHE
Accanto a me c'è un gringo, uno straniero, mi chiede:”Man, come va?” e mi attacca pezza. In verità è un vecchio di merda completamente sbronzo che sbiascica parole a caso. È ridotto così da paciugo che non riesce nemmeno a fumare. Mi chiede da dove veniamo e, as usual, rispondo:”Italy”.
Sorride e se ne esce con uno sbagliatissimo:”Fourth world”.
Gli domando di lui e scopro che è un pescatore, viene qui a sbronzarsi tutte le sere e, sopratutto, non è mai stato in Italia. Gli chiedo se uno del quarto mondo possa offrirgli una sigaretta e lui, di buon grado, accetta. Continua a bofonchiare ma sono esperto quanto basta in materia di “chiodi da sbronza”, da sapere di poter andarmene alla chetichella e che il fisherman non lo considererà come un gesto di maleducazione né se ne ricorderà l'indomani mattina.
Tuttavia la sagra dei casi umani non è ancora finita e, alle tre del mattino il Bombardiere mi scarica sulla spalla un tizio di Cork. Stessa musica introduttiva, domanda paese di provenienza ed io, dopo aver risposto “Italy”, specifico “North of Italy” per metterlo in una migliore disposizione nei miei confronti, che la fola del Fourth World mi ha lasciato un po' interdetto. Dico “Bologna”, “Modena”, ma niente.
“Maranello, you know?”. Apriti cielo. Partendo dalla Ferrari l’omino di Cork comincia a sbabbelare di stile e motoristica italiani. E ne sta parlando con ME, che di macchine non ho mai capito un cazzo, con ME, che non saprei distinguere un motore da un mappamondo. Penso che sia davvero buffo. Quando andrò a casa e mi chiederanno che cosa ho fatto sulle Isole Aran, risponderò di aver parlato di motori, di cosa sennò?
Il ragazzo mi spiega che la motoristica italiana è eccellente, che lo stile non si discute ma che tutto il resto fa cagare. Ride e dice che dovremmo produrre automobili insieme ai ze germanz.
Ze germanz
Mi strozzo in bocca un “fuckin idiot” e continuo ad ascoltarlo. “Fix it again tomorrow”. Non capisco cosa abbia voluto dire e gli chiedo di ripetere. “It's what FIAT stand for! Fix It Again Tomorrow!”.
“Aggiustala un'altra volta domani”: capisco una mazza di macchine, ma ci avete preso. Dovevo venire sulle isole Aran per aver una perfetta definizione delle FIAT...
OTHERWORLDINESS
Ci svegliamo un po' frastornati dalla serata appena trascorsa.
Carta “cheapermen” ce la siam giocata male.
Carta “a letto presto stasera” anche.
Carta “non ci sbronziamo” idem. Anzi, delle due, l'una: siamo molto più vicini al concetto di “ubriachi 24H” che ad una semplice parvenza di sobrietà.
Carta di credito del Bomber: non al livello del “black friday” di Dublino ma poco ci cala.
Noleggiamo le bici e decidiamo di esplorare l'isola: sarà uno dei più bei giorni della mia, e forse della nostra, vita.
Una delle migliori biciclettate ignoranti evah
Il paesaggio è inenarrabile, sembra di essere su un altro pianeta. I muretti a secco che nel Connemara -causa le punte di velocità che quello scellerato di Bomber toccava con la macchina- avevo solamente avvistato dal radar di bordo, qui mi scorrono vicini e sono a portata visiva e tattile. Sono bellissimi: un'opera d'arte semplice ma, al contempo, maestosa.
Intorno, campi, quasi tutti frazionati da queste sottili e minute muraglie.
Bello davvero
Mi domando come sia possibile che siano state in piedi tutto questo tempo senza mai crollare su loro stesse. È davvero come se la natura, riconoscente all'uomo dell'impegno e del rispetto della bellezza, gli abbia condonato la costruzione di queste sottili tramezze di sassi e pietre in mezzo al verde.
Ammiriamo le case dei pescatori, ognuna di un colore diverso, una azzurra, una viola, una rosa, così che dal mare ognuno di loro possa riconoscere la propria e sentirsi meno solo, così come rimaniamo colpiti dalle loro tombe, su cui, di contrappasso, i cari hanno appoggiato conchiglie, affinché l’oceano faccia parte di loro nella morte come ha fatto quand’erano in vita.
Su altre, ma questo nessuno ce lo spiega né noi siamo troppo indiscreti nel domandarlo a chicchesia, ci sono delle schegge di vetro, di diverso colore. Chissà, forse erano sbronzoni e questi sono i resti delle loro ultime bocce.
Daje Varenne!
La giornata è splendida, il sole è alto e caldo, riusciamo ad abbronzarci: da non credere.
Tuttavia, non so, è come se dovessi rivisitare la mia teoria per cui l'Irlanda è uno stato mentale ancor prima di essere uno Stato di diritto.
Forse è più corretto dire che l'Irlanda sia uno stato d'animo, perché sì, anche in questa bella giornata soleggiata, l'atmosfera sembra comunque pervasa da un senso di malinconia, di tristezza costante. Bonetti indovina la giusta definizione:”Qui è sempre una festa sospesa” e ha ragione. Da par mio percepisco un senso di forte contrasto tra la gioia e la goliardia dei pub di Dublino e questo scenario, in cui, d'accordo, è tutto magnifico, ma è attanagliato da un sentimento di grigiore che nasce dal profondo dell’anima di questa terra. Mai sentito così: è un'emozione insolita che non so raccontare, ma che forse trova proprio in questo mistero il suo più autentico significato. Se mi dessero un euro per descriverla con un aggettivo direi “incantata” nella sua accezione più vera. O “fatata”. Oppure andrei in prestito di una parola che in inglese indica un sentimento del genere e ne rende decisamente meglio l’idea: otherworldliness. Tra me e me sorrido perché chissà dove io posso aver pescato una parola così, quando in realtà l'ho letta in uno status del telecronista sportivo Pierluigi Pardo.
Bomber, in un raro momento di sensibilità, non ha fatto altro che dire che le parole giuste fossero:"Velocità e lentezza" e trovava in questa canzone la sua declinazione migliore.
Visitiamo un'antichissima fortezza dei first men che vissero in quest'isola, su scogliere altissime che mettono le vertigini e ammiriamo l'oceano che, quando non è frastagliato da questi immensi speroni che si levano dall'acqua, s'addolcisce su spiagge che sembrano d'argento.
Il Bomber riesce a farsi compatire inscenando un falso tuffo. Le stesse persone che avevano assistito al suo bagno nell'oceano lo riconoscono:"You are the swimmer!", e gli credono quando dice loro che si tufferà:"I do believe you!"
Il Bombardiere nel riuscitissimo tentativo di nascondere una turista
WHERE TO?
Dopo aver concluso il nostro giro ciclo-turistico e aver sudato tutto l'alcol bevuto la sera prima, concludiamo la scampagnata e viriamo verso un bar prima di imbarcarci sul traghetto che ci riporterà sulla “terra ferma”. Bonetti incappa nel suo classico momento di lost in translation, chiedendo alla bartender una Guinness con “Black orange juice”, quando in realtà voleva una birra con l'aggiunta di blackcurrant, una tipicità locale. Nell'arco della vacanza non è né sarà la sola volta che ci fa ridere.
Chiedendo la password per la wi-fi dell'hotel sulle isole Aran, aveva capito alla reception che le lettere da digitare dovessero essere maiuscole, cioè“caps lock” quando invece le parole corrette erano “capital letters” e a Galway avrebbe chiesto un “hair-dresser”, un parrucchiere, al posto di un "hair-dryer", ovvero un phon...
Sbarchiamo, derubrichiamo le Isole Aran dalla mappa di viaggio e partiamo alla volta di Galway per l'ultima notte in Irlanda.
Colonna sonora del Bombarolo e alla prossima puntata, l'ultima di questa infinita saga.
L'impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale
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