È una questione di definizione

Intro

Non so da dove partire. Anzi, a dir la verità non so nemmeno dove voglio arrivare. Per cui, esattamente come quando si gioca a calcio, proverò a far la cosa più semplice, inanellare un passaggio via l'altro, che se tutto va come deve andare, arrivo dall'altra parte del campo e magari segno pure.

Qualche mese fa su facebook rimbalzò un post sull'ignoranza (nella fattispecie, questo) che venne spammato a bestia, riscuotendo, con somma meraviglia della stessa autrice, un grandissimo successo. Credevo che l'articolo provenisse da uno di quei blog virali che da bravo hipster compaiono nella mia cartella dei preferiti, come QuitTheDoner, Noisey, Vice, AvantLaGuerre e, vabbè, quello di Valentina Nappi, invece no, era un normalissimo blog di una normalissima ragazza, ma quel post mi piacque così tanto che misi RemTeneVerbaSequentur tra i miei siti favoriti. E feci bene.

Feci bene perchè la ragazza sa quel che dice e, cosa ancora più importante, sa come scriverlo. Nel suo ultimo intervento la blogger dichiara di non voler tracciare un bilancio di fine anno, per lo meno non sul blog, ma cerca di definire a sommi capi quanto di rilevante le sia successo nel 2013, quanti cerchi sia riuscita a chiudere e quali parentesi abbia dovuto aprire. Ebbene, mi ha molto colpito e dato che io sono un prodotto originale come Sharry Bobbins, Dopolino o Zio Caperone, voglio provare anche io e fare something like that, cercando di definire alcune questioni.



Vai con un pezzo significativo che non c'entra un cazzo. 
Ele, se sei in lettura, grazie per l'imbeccata


San Antonio, TX


Il 2013 è stato l'anno del trasferimento a San Antonio, Tx, sui primissimi rilievi appenninici del Frignano. Dopo aver vissuto per 30 anni a Maranello, lo spostamento è stato traumatico e per tanti versi rimane difficile farselo andare bene. 
Non fraintendetemi, parlo a livello logistico. 
Per come la vedo io Pavullo può piacere a chi ci è nato e cresciuto, ma chi ha abitato in collina e lavora in pianura (e soprattutto nel Distretto dove, d'accordo, moriremo tutti per una qualche esalazione di una qualche cosa ceramica ovviamente bell'e che segnalata dagli zelanti grillini di provincia, ma il grado di civilizzazione è avanzatissimo) qui vede solo limiti, complicazioni e scocciature. Praticamente c'è solo una strada, piuttosto che sfiorare il mercato del sabato mattina preferirei guardare tutte le puntate di Pomeriggio Cinque con Barbara D'Urso, i locali in cui andare sono sempre quelli. Insomma, parafrasando il mio amico Chicco:"L'Appennino? Bello, bellissimo! Ma abitateci voi.".
Poi, per l'amor del cielo, nel tempo mi sono fatto tanti amici da queste parti cui voglio bene e che me ne vogliono, con cui esco spesso e sto bene in compagnia. Tutte persone simpatiche e brillanti con cui condivido interessi, partite del Milan, viaggi, vacanze, confidenze e sbronze epocali al bar. Dio li benedica, mi rendono tutto più facile e accettabile, specie quando penso che sì, a Sant'Antonio c'è tutto, se si riesce a vedere oltre le cortine di nebbia che qui calano con la stessa frequenze con cui tirano folate di vento che ribalterebbero un'Apecar, c'è tutto, ma rimane la Lerverkusen del Frignano, un paese dormitorio che il più delle volte mette addosso una tristezza infinita.


A qualcuno piace Cracco, a me piace Marco Busanich


Però caesaris caesari dei deo, ovvero che per quanto le cose mi possano apparire complicate e per quanto quello che segue potrà risultare stucchevole, la donna con cui condivido il frigo (o "le chiavi", per dirla con la blogger cui sto facendo il verso) è quella (the one, non so, in inglese suona meglio) che mi salva da tutto ciò che mi crea ansia, quella che, dopotutto, rappresenta il mio muro meraviglioso, my wonderwall. E poco importa che mi nasconda il telecomando di Sky perché non vuole accompagnarmi nella visione di match di cartello come Malaga-Villareal su Fox Sports, che alla domanda:"Ti va di vedere Buffa che racconta Jordan?" risponda un piccato no e mandi in loop Barbieri, Cracco e Bastianich (anzi, no: Busanich). Se convivere è divertente e arricchente come è ora, e in casa c'è sempre odore di cose buone, va tutto benissimo. E lo è anche quando, dopo essersi cimentata coi suoi dolci, se ne esce con un:"Zeman, ti somiglia!"

Come ha detto il mio amico Checco dopo aver visto i Minions fatti da lei:"Pazzesco".
Confermo, non fosse che con la faccia di "Cattivissimo Me" io ci devo girare veramente.


La magia dei vinili

A proposito del video di Wondewall, che alla fine del 2013 guardo con lo stesso trasporto con cui venivo iniziato agli Oasis nel lontano 1995, c'è da dire che su una cosa non m'ero mai soffermato, ovvero l'aggancio del braccetto del giradischi quando parte la canzone. Ed è stato così per tanto tempo perché forse non ne avevo mai avuto uno né mai avevo ascoltato vinili se non per nostalgica curiosità e/o attimi di interesse per i robivecchi. 
Poi succede che, nel trasferirmi, donna Amadori s'accorge dei dischi adagiati alla rinfusa in un pertugio della mia camera da secoli e secoli, e decide che avrebbero traslocato con me, insieme al giradischi che il nonno mi aveva lasciato in eredità e di cui io non avevo mai beneficiato.

L'idea era quella di fare un appartamento wi-fi in cui la musica venisse filo-diffusa, ma i vinili hanno preso il sopravvento con la stessa velocità della polvere che avevano preso gli anni prima, e innamorarsene è stato un attimo. La musica non può essere un sovrappensiero, un'infinita hitlist di pezzi da ascoltare mentre si sta facendo altro, la musica richiede concentrazione e attenzione, e i vinili ne sono la miglior sintesi. Dico sempre che tutto sia una questione di definizione: la musica non fa eccezione.

The Dark Side of the Moon

Recentemente una coppia di amici, per sdebitarsi della nostra ospitalità nei loro confronti  (a detta loro, perché per me sono e saranno sempre in credito di sincera amicizia e possono venire da noi quando credono), ci ha regalato l'edizione limitata di un disco dei Pink Floyd. Devo essere sincero: nel momento in cui l'ho visto, non ho potuto nascondere la mia delusione perché Waters e compagnia han sempre fatto parte di quel novero di artisti che -sì, lo so, repetita iuvant sed SCOCCIANT- "belli, bravissimi ma ascoltateli voi". Tuttavia, complice il fatto che mio padre avesse trovato un giradischi al mercatino dell'antiquariato di Spilamberto e me lo avesse regalato, ho voluto dar loro un'ulteriore possibilità e mi son trovato catapultato in un'altra dimensione.
Mi sono seduto e ho cominciato a seguire istintivamente ogni colpo, ogni vibrazione, ogni cambio di atmosfera. Ho ascoltato i Pink Floyd in cassetta, in cd e su windows media player, ma solo col vinile tutto, all'improvviso, ha avuto un altro sapore. Ogni frutto ha la sua stagione, può darsi che certe band siano omologate per i dischi e altre no. I Pink Floyd sì, lo sono. 
È una questione di definizione, che ve lo dico a fare? Tanto avrete capito da che parte gira il fumo in questo articolo!

E poi boh scopri che Baiso suonava nei Pink Floyd


Il collega tutto speciale

Al lavoro non mi posso lamentare. A proposito della crisi c'è stato chi ha detto: "Ci sono due notizie: una buona ed una cattiva. Quella buona è che c'è da mangiare della merda. Quella cattiva è che non ce n'è per tutti." Credo che non sia possibile definire meglio di così la situazione socio-economica che si vive in questo tempo. Io però sono fortunato, lavoro per un'azienda in salute in cui ho molto di cui occuparmi, dove sento la fiducia della dirigenza e ho colleghi con cui mi trovo -tutto sommato- bene. Uno di questi è il mio collega tutto speciale, principale protagonista di molti dei miei status su facebook, la cui identità rimarrà misteriosa come quella di Batman. 
Delle sue castronerie potrei farne una raccolta perché, davvero, è una fonte inesauribile di puttanate surreali, frasi sconcertanti davanti alle quali non capisco mai se essere contento di averlo al mio fianco così da ridere un po', o sconvolto dal fatto che un elemento di tale risma possa circolare impunemente per il mondo.


Parole a caso



Il drammaturgo tedesco Bertold Brecht diceva che bisogna sempre essere pronti per uno vino vecchio e per un'idea nuova. Volendo far la punta ai chiodi può sembrare un aforisma banale, buttato lì a caso: pensieri in libertà. Io invece lo trovo veramente significativo e profondo: è una questione di definizione.
Se anni fa m'avessero detto che avrei imbottigliato vino, che avrei cercato le migliori cantine dove andare ad acquistarne damigiane per poi travasarlo e lasciarlo invecchiare, non ci avrei mai creduto. Eppure, col passare del tempo i sensi s'acuiscono, diventano molto più esigenti, e davanti a un vino vecchio si comincia a portare rispetto, a non guardarlo più come se fosse la caraffa di vino della casa che ci portavano quando andavamo a festeggiare i compleanni da Zanasi a Settecani. Un vino vecchio scalda il cuore e riempie l'anima e ok, anche questa frase fa companatico con l'hashtag "attenzione: post stucchevole", ma amen, è come il Mondiale vinto dall'Italia nel 2006: tutto vero. 

Dal mio ufficio, zombie compresi, ovviamente.

L'inverno è un lunedì lungo tre mesi (anche qualcosa di più), ma per la legge di tutti i grandi numeri qualche cosa bella la mette comunque a referto, per esempio i tramonti, quei bei tramonti in cui il cielo va a fuoco e le nuvole disegnano tracciati di una bellezza indescrivibile, quasi apocalittica (come piace dire a me) che se fosse un dipinto potremmo sol dire che il pittore si sia fatto prendere la mano e non abbia fatto economia di tinte forti. Quando Ferretti dice:"Gli effetti speciali ce li mette il creatore", ecco, uguel. Non so, come mi trovo attento al sapore del vino, allo stesso modo mi scopro sensibile davanti ai colori e agli spettacoli della natura, a questa serie di emozioni visive. 

Ma non solo. Può sembrare strano ma anche l'udito s'è fatto avanti richiedendo più precisione, e non parlo di musica. Sarà facebook, sarà che siamo tutti nascosti dagli status e dai post, che difficilmente riusciamo a dare un suono a quello che leggiamo, se non il suono che la nostra mente, inconsciamente, prova a sintetizzare per noi, ma è solo un artefatto, una magia virtuale che non trasmette alcuna sensazione autentica. 
Non troppo tempo fa ho voluto rincontrare qualcuno che non vedevo da qualche anno solo per sentire che voce avesse perché me la stavo dimenticando e, si badi, sapevo tutto di questa persona, mi bastava leggere i suoi aggiornamenti sui social network per certificare un certo tipo di vicinanza amicale. Credeteci o meno ma sentendola parlare ho stentato a riconoscerne la voce, mi sembrava quasi non fosse la sua. Non m'era mai capitato prima.


All your dreams are made when you're chained to the mirror and the razor blade

E poi le idee nuove, quelle che mi tengono vivo. 
Oltre agli 11 Illustri Sconosciuti, blog che amo pazzamente e che gestisco in coabitazione con Santu, sono tornato prepotentemente ad aggiornare questo. I social network vanno benissimo per scrivere o raccontare qualcosa ma non s'adattano a me cui non è stato fatto dono della sintesi e tante, troppe volte, sono più logorroico di Marco Busanich. Scrivere può essere terapeutico, può aiutare a fissare ricordi che altrimenti andrebbero smarriti ma, soprattutto, è un sistema eccezionale per allargare la mente, indovinare parole nuove, arricchirsi culturalmente e migliorare la propria capacità narrativa. Farlo con un buon bicchiere di brunello di Montalcino imbottigliato qualche anno prima è la morte sua, significa sublimare quest'arte, regalarsi un'alacrità mentale dall'immenso peso specifico e lunghi attimi di felicità.

Comunque. Vorrei scrivere un racconto; il problema è che ho tutto in testa ma non riesco a dirlo, solo parole a caso.


Il plot c'è, la storia più funzionare, occorre solo darle la quadra. La questione è che, oltre ad essere indietro come i maroni del cane (ma questo è il meno), ho sempre il complesso del "siamo tutti scrittori" dei giorni nostri. 
Una volta vantare di avere un amico che avesse scritto un libro era cosa rara, ora forse è il contrario perché chiunque tiene un blog, scrive recensioni, pubblica libri, vende e-book. Boh. Mi viene dunque in mente il film "Scoprendo Forrester", dove uno studente disadattato cerca di venire a capo del segreto dello scrittore Forrester, il quale, dopo aver scritto un libro "perfetto" non aveva pubblicato altro, cristallizzando così il suo apice di talento e la sua capacità di narrazione. 

Come idea la mia testa sembra il mosaico della serie di Flash Forward. 

Qual'è l'ambizione? È proprio questa la questione da definire. Provarci tanto per, o dare il massimo accollandosi tutti i rischi che questa scelta comporterebbe? Ho una e una sola storia al momento, credo davvero possa girare, ma se così non fosse? E poi potrebbero volermici settimane, mesi se non anni. In un lasso di tempo così lungo quante cose diventerebbero più importanti facendomi perdere di vista l'obiettivo finale? Il mio amico Vintage l'altra sera mi suggeriva di fare un passo alla volta senza cercare l'ottimo subito ma io sono troppo incantato dallo scrittore Forrester, perché la vera scoperta, forse, è semplicemente capire che c'è chi scrive per vendere, chi per la gloria, chi per mettersi alla prova e, alla fine della fiera, battere sé stessi rimane l'ambizione più forte nonché la più nobile, e io ho quella.
Poi chissà? Magari tra tre anni sarò ancora qui a farmi le stesse domande perché i sogni migliori li abbiamo davanti allo specchio mentre ci facciamo la barba, e lì rischiano di rimanere, venendo derubricati come i soliti geniali progetti che sono tutti uguali, geniali discorsi che diventano banali perchè alla fine la cosa più strana della nostra vita è che scivola tra le nostre dita
Tra parentesi, ma non troppo, come metto io Noel Gallagher e Manuel Agnelli nello stesso fricandò non so davvero quanti altri, non credo sia un merito, ma tanto, giusto per non andare Off Topic (sia mai!), anche questa rimane una questione di definizione.


Il resto mancia

Può darsi che essendomi trasferito faccia più attenzione ad un sacco di cose. Per esempio agli amici. Di quelli di Maranello e di Pavullo quasi tutti sono venuti a trovarmi nella mia nuova casa. Una sera di dicembre sono venuti a San Antonio, TX, anche i compagni più stretti del Liceo cui voglio un bene dell'anima anche se a volte si prodigano in consigli da censurare senza se e senza ma:"Siamo tutti dottori qui, abbiamo l'obbligo morale di vivere al di sopra delle nostre possibilità". Ma è poi il loro bello.
Gli amici sono come il vino vecchio (o anche come i tortellini mangiati insieme alla nonna), ti scaldano il cuore quando te li vedi intorno, e quando vengono a trovarti dove tu hai deciso di andare a vivere è ancora più bello. Della loro importanza ce ne si accorge quando ce ne si allontana, ma del resto così è la vita, e non vado avanti su questa strada sennò trasformo questo intervento in un racconto di FaVio Bolo o di Michele Serra.

Nessuna questione da definire qui: il più bello sono io

Il resto mancia. Vado a meno concerti e a quelli cui vado cerco di sedermi, faccio spesa all'Eurospin, fumo la sigaretta elettronica, sono stato tra i primi a seguire Breaking Bad e forse l'unico a non averlo finito, sono abbonato a due riviste di viaggio e turismo, mi segno i nomi dei ristoranti dove mangio meglio, trascrivo di continuo sui miei moleskine frasi lette su qualche libro e mi sono venuti a piacere gli U2 e i REM.



I save your messages just to hear your voice 
(sembra che io l'abbia fatto apposta, invece no...)

Ultima cosa, riporto in maniera dettagliata episodi che diventeranno ricordi perché ho come l'impressione che la mia memoria tenda ad andare a puttane, e non ho ben chiaro se sia colpa di qualche long island di troppo o se, semplicemente, stia invecchiando.
Questione di definizione.

Am I cracking up or just gettin'older?

Vorrei chiudere nello stesso modo in cui conclude la blogger cui mi sono ispirato per scrivere questa serie di sbabbelate senza né capo né coda, e che vorrei dire ai miei amici Cosmos non appena ci rivedremo sul campo e li batteremo. A dire la verità non so perché lei scriva così, ma mi garba, per cui, da bravo pecorone, faccio uguale: sucare fortissimo. So long, 2013.

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