Il Miglio Veloce


Il MIGLIO VELOCE: è stato ribattezzato così.

Una striscia di cemento che parte dalle nuove scuole elementari, costruite nelle vicinanze del maneggio, e arriva alla rotonda di Gorzano dove s’erge una specie di torre per le telecomunicazioni, un ripetitore.

Dovrebbe ridurre il traffico di Via Zozi e permettere il comodo fluire di chi accompagna i giovani studenti; una necessaria quanto poco sentita variante. Per ora è solamente un tratto di strada dritto e pendente che offre stimoli a chi si vuole cimentare in inutili prove di cruda velocità.

Una nuova via, in vero bruttina e disperata, che corre dall’alto al basso e viceversa, grigia, bassa e arresa, una piccola estense.

Fin da quando ero monello mi dicevano che prima o poi avrebbero costruito anche oltre il Pratone, che avrebbero asfaltato tutto, costruendovi strade, case e quartieri. Non sapevo se crederci o meno, quale peso dare alle parole:“Ah, tanto costruiranno anche qui!”. Gli anni passano e una sera al Pratone, senza che più pensassi a quello che avevo sentito tanto tempo prima, m’accorgo che c’è più luce, è una luce sinistra, asettica, arancione. Proviene dalla Torre di Gorzano, è il proiettore issato alla sua estremità. Non sono più i bianchi fari del campo, accesi nelle notti di allenamento, a squarciare il buio, è questa nuova illuminazione furtiva, un chiarore privo di sentimento e personalità. Nei giorni che seguono passo dalla rotonda, guardo in basso, verso nord e, ingannato dalla pendenza, non vedo la fine del percorso che lentamente sta venendo realizzato. Quindi, nell’arco di qualche settimana, intravedo alzarsi, con una certa innaturalezza, arroganti e mostruosi pali della luce, disposti rigorosamente alla stessa distanza, sullo stesso lato della sede stradale.
Nuovamente di sera, sempre al Pratone, mi volto in direzione di Gorzano e, damblé, scopro un orizzonte diverso, completamente paranoico e invasivo. Simmetriche luci gialle. Come i vecchi mi trovo a borbottare la principale delle ovvietà bucoliche:“una volta
era tutta campagna”, e smarrisco il senso della futuribile funzionalità tra i meandri della memoria di bambino.
Un processo tanto patetico quanto naturale.
Vado al lavoro, incrocio la rotonda quattro volte al giorno, e non presto più attenzione a cosa rimane, a cosa c’è di nuovo, a cosa non c’è più. Finché un amico, Vitori, non mi dice:”Hai visto? Hanno tirato giù la casa vecchia!”. Ed io, pur passandoci davanti alle 8, all’una, alle 2 e alle 7 e mezza, non me ne sono accorto. L’ultimo baluardo del passato se ne è andato ed io non ne ho celebrato l’addio.

Se del Miglio Veloce avevo visto la lunga e lenta gestazione, avevo completamente perso cosa? il mattino? il pomeriggio? in cui era stato abbattuto senza rispetto il simbolo non solo delle tante avventure del bambino che ero stato, ma anche, e soprattutto, il simbolo del romanticismo che resisteva, nonostante noiose petizioni, dubbie manovre politiche, piani regolatori, questioni estetiche, inurbamento e immigrazione, immobiliaristi asmatici, cattiva ricezione dei canali mediaset alla Lucchina ed esigenze di viabilità più edili-elettorali che reali.

“Era tutta campagna”.

Qui, come nella vallatina tra Fogliano e San Venanzio, che più che una vallatina, la pér ‘na busa, fràdda d’inveren e chelda d’istée, sono in progetto nuovi quartieri e vengono erette piacenti villette a schiera.

Ma qui, oltre il Pratone, lungo il Miglio, mio per possesso, mio per emanazione, è come se usurpassero una mia proprietà, come se mi derubassero di qualcosa. Come quando sei bambino e qualcuno è andato a giocare a pallone nel tuo campo; come quando al tuo posto nello spogliatoio ci si è seduto un altro; come quando fuori piove (lo so, non c’entra un cazzo, ma avevo scritto così tante volte “come quando” che ho voluto anticipare possibili battute). Probabilmente sono tutte sbabbelate, ma non potevo non scrivere niente sul Miglio Veloce. Era meglio prima? Sarà meglio poi? Non lo so.


Eppure ha un suo fascino, per ora

  • Da entrambi i capi di questa linea non se ne coglie l’orizzonte opposto, e dire che non sarà lunga più di un chilometro, tuttavia lo sguardo è beffato dalla pendenza e la realtà è sostituita dalla curiosità. A sud si levano le prime docili colline, poco più in là ha inizio il Frignano, poi la torre, quest’ecomostro che stona rispetto alla garbata cornice dello shire maranellese. Ancora, il bagliore blu degli stalloni di Gorzano, inusuale vedetta a custodia della bizzarra produttività moderna, stupisce chi osserva: quelle povere vacche circondate da un alone blu fluorescente rappresentano un’immagine a dir poco grottesca. A nord lande piane, schierate, apparentemente innocue ma all’erta. Se da una parte vincono colori verdi, celesti e blu, dall’altra s’impongono il rame, il rosso sbiavido, il grigio, il bianco sporco. Non è più di un chilometro, ma è sufficiente a raccordare due mondi distinti a me cari, anche letteralmente, di cui ho già scritto, in termini non così diversi, in altre occasioni.
  • Il Miglio conserva uno stile architettonico tutto emiliano, ossia decisamente paranoico. Non ho mai condiviso (o forse non ho mai colto) l’abusata assonanza che dovrebbe esserci tra la Via Emilia e il West, tuttavia c’è affinità tra il Miglio Veloce e le strade che solcano i deserti americani. Hanno in comune la sterilità del cemento in mezzo al niente, la linearità quasi maniacale,e la (temporanea, per adesso) presunta lontananza dalla civiltà, quasi un segno di resa, di tregua (fugace, per adesso).
  • E’ stato bello nelle notti della scorsa estate battere i campi, non ancora spianati dalle ruspe, alla volta della strada, senza sapere dove mettere i piedi ma guidati da un antico e infantile istinto che sembrava dimenticato, abbandonato a 14 anni, e raggiungere il Miglio, non ancora aperto al traffico e non ancora illuminato. Strane sensazioni: il buio avvolgente, intaccato nella sua completezza dalla solitaria luce della torre; il silenzio surreale, rotto da qualche debole rumore in lontananza; l’idea di trovarsi catapultati in uno scenario post-atomico dove il cemento è l’unico sopravvissuto; l’insolita calma nell’appostarsi senza paura in mezzo alla strada, non avvertendo l’esigenza di verificare a destra e a sinistra la presenza di macchine; un confuso e lungimirante istinto di sopravvivenza che mi ha meccanicamente spinto sul marciapiede.

Ringrazio Fonsi-Nieto per le foto e, ora che ci penso, per il nome!
“Miglio Veloce”
lo ha partorito lui (forse lo ha mutuato da altre fonti, è possibile, ma non importa), per cui se qualcuno vorrà riferirsi a questo nuovo quartiere maranellese, userà, se vorrà, un termine coniato da Canà (e comunque chiamiamo tutto quello che non ha nome: vedi il Drago, il Pratone, le Tonde…), non, mi auguro, il nome stabilito ad hoc dagli organi preposti, che non avrà certo la suggestione e la carica di questo: IL MIGLIO VELOCE, sounds good!

Non è un intervento nostalgico o, per lo meno, non lo credo.
E’ solo la constatazione di un fatto compiuto, descritto nella sua realtà e nel suo immaginario.
Le fotografie migliori non riuscirò mai a scattarle, occorre avere l’intuizione, coglierne tempo e spazio, riuscire ad estrapolarne una profondità romantica altrimenti negata. Posso però provare ad immaginarle, a descriverle, a colorarle, a romanzarle, appunto. Il Miglio Veloce è una di queste foto mai scattate. Ne ho avuto l’intuizione ma ne ho perso il tempo e mi hanno derubato dello spazio; ne sapevo della profondità ma l’ho trascurata, quasi fosse scontata. E’ il caso di dirlo: la sostanza si vendica sulla poesia (cit.), anzi, ormai è tardi, la sostanza si è vendicata sulla poesia.

18 commenti:

Anonimo ha detto...

Prima di tutto una cosa che non centre la parola da verificare per questo post è "fehnzao" forse è solo un caso, oforse un destino.

Sono felice di parlare del "miglio veloce" questa striscia di asfalto che divite l'infanzia dalla maturità, di chi, come me ha vissuto in quel tratto di terra che divide Maranello da Crociale, piccolo grande sobborgo di un passato fatto di un lago dove far navigare improbabili barche, cavalli tra recinti e galoppi, terra arata di fresco ideale per guerre di lotti(a volte finite con quelche ferito),una vecchia casa che non è stata segnata solo dal tempo e fuochi per scaldare i pomeriggi invernali, fuochi per fare borlenghi e fuochi perchè il fuoco è un amico che fa compagnia. Ma questa è un'altra storia. Il Miglio dicevamo, l'uomo che vince sulla natura, sui ricordi. Era bello attraversarlo di notte quando ancora non era aperto, perchè questa cicatrice d'asfalto sembrava ancora una ferita risanabile; ma ora non lo è più, ora le macchine corrono veloci da rotonda a rotonda non pensado che Noi ragazzi di ieri siomo stati privati di qualcosa che era nostro. Dopotutto a loro "cazzo vuoi che gliene fotte" non è casa loro e non lo è mai stata, ma lasciatemi dire "andate in culo" io qui ci sono nato, ci ho vissuto, ho trovato amici come raramente se ne trova; ma infondo è il progresso che non può essere arrestato, non sono certo l'unico che ha perso un pezzo di ricordi, ma non per questo fa meno male. Io ODIO il Miglio con la sua malinconia che si mischia con la mia nostalgia.

By Fonzo

Zuzù ha detto...

Grande Fonzo, il tuo parere, anche perchè fotografo ufficiale di questo blog, era necessario.
Alla fine sì, è un intervento nostalgico il mio, come nostalgica è la tua risposta.
Non poteva che essere così, del resto.

NO AL CALCIO MODERNO
NO ALLA PAY TV
NO AL MIGLIO VELOCE

Anamnesis ha detto...

Bello!Sembra quasi di scorrere un film a velocità accelerata, dove i minuti diventano secondi,le ore minuti e i giorni passano davanti ad un ritmo surreale,e,nel mentre di questo processo, il tempo scorre inesorabile cambiando il paesaggio circostanze,lasciandoci assenti, senza che sia possibile accorgersene, come essere passeggeri di una carrozza di un treno e noi, assorti nei nostri pensieri, non ci accorgiamo del cambiamento circostante fino al momento in cui, meravigliati, osserviamo l'esterno,questo paesaggio alieno ai nostri occhi che ci lascia disorientati,confusi.

Zuzù ha detto...

Thank you Bogarde, mi fa piacere il tuo commento. Stranamente abbiamo avuto idee simili quasi contemporaneamente, anche se il "progetto" che voglio sviluppare io è un "non-progetto" nel senso che voglio parlare di quelle foto che non esistono, che non riusciamo a scattare perché ritraggono momenti, profondità, non spazi né luoghi.

A volte mi stupisco di quante cazzate riesca ad ammucchiare.

Anonimo ha detto...

allora allora..si sono la Cate, e cercherò di lasciare un commento sensato x Zeman, che devo ringraziare per troppe cose, quindi iniziamo scrivendo qualcosa su questo blog SU INTERNET(si lo so..sono scema..)che mi è piaciuto veramente veramente tanto.
beh, come saprai abito anche io di fronte al Miglio Veloce, ma fino a due giorni fa non pensavo si potesse chiamare cosi.
cmq Zeman..ti saluta tanto tanto, e ti dico che ci manchi tanto tanto a tutte quante le tue ragazze.
Ci vediamo presto, magari sul Miglio Veloce.=D
un Bacio, La cate!

Zuzù ha detto...

Ciao Cate!
Grande!
Grazie per il commento.
E' vero, tu sei un'abitante (ci va l'apostrofo se l'aggettivo "abitante" è sostantivato al femminile? MAI CAPITO! io ce lo lascio comunque!) del MIGLIO VELOCE e lo vedi tutti i giorni e tutte le sere anche se quelle cazzutissime luci gialle ormai sono ovunque.

E va bene che come dice Vitori hanno quel non so di "ETNO-CHIC" e danno un tocco più SOFT all'ambiente, ma come dice FONZO, l'intimità è andata in vacca.

VITORI, a proposito, scrivi qualcosa anche tu o non mi dici niente se non quando siamo al pratone?

Cate, grazie dei pensieri, troppo buona! Salutami tanto le girls! Conto di vedervi comunque in baracchina con la bella stagione (e anche IN BARACCA!)

TIN BOTA CATE!

vitori ha detto...

CARI NOSTALGICI E RIMASTONI,
SE CI FOSSE UN ENTE PER LA SALVAGUARDIA DEI RICORDI ZEMAN SAREBBE IL PRESIDENTE E FONZO IL SEGRETARIO.

MA D'ALTRAPARTE SE FOSSE PER VOI ANDREMO ANCORA IN GIRO A CAVALLO O CON QUELLE BICICLETTE CON IL MEGARUOTONE ANTERIORE E NEI LOCALI SI BALLEREBBE SOLO CHARLESTON. (FICO!)

PER CARITA' IO SONO IL 1° A SOFFRIRE DEI MUTAMENTI AMBIENTALI-CATASTALI-DEMOGRAFICI, ANCHE PERCHE' IL FAMIGERATO MIGLIO E' LA PRIMA COSA CHE VEDO QUANDO MI SVEGLIO E L'ULTIMA PRIMA DI ANDARE A LETTO.

ANCHE A ME FA CAGARE.

COME MI HA FATTO CAGARE IN ORDINE DI COMPARIZIONE: LA ROTONDA DI GORZANO L'ANTENNA AD ESSA ALLEGATA IL TAGLIO DEI MIEI PINI LA ROTONDA IN CENTRO IL MIGLIO I MARCIAPIEDI NUOVI I LAMPIONI ETNOCHIC.

MA QUESTI SONO STATI SOLO GLI ULTIMI SVILUPPI DI UNA CURVA ASCENDENTE DI COSE CHE MI HANNO FATTO CAGARE

E COSI ZEMAN TI CI DEVI ABITUARE: POTRA' ANDARE SOLO PEGGIO.

PENSA A QUEL POVERO STRONZO CHE CREDEVA DI ABITARE IN UNA CASA COLONICA ALLE PORTE DI MODENA; TUTTO OK, PENSAVA, IL MIO PRIMO VICINO DI CASA E' A QUASI 1 KM L'UNICA MENATA E' CHE SI TRATTA DEL CARCERE S.ANNA....VABBE CHISSENEFREGA BASTA CHE NON MI ROMPANO I COGLIONI. POI PASSANO GLI ANNI E IL POVERO STRONZO SI RITROVA CIRCONDATO DA PALAZZI.
MA NON SONO PALAZZI NORMALI SONO ENORMI CASERMONI DI PREFABBRICATO: UN CHIARO ESEMPIO DI ARCHITETTURA SOCIALISTA. TI STO PARLANDO DI QUELLA CASA COLONICA ORA RESTAURATA CHE SI TROVA ALL'INIZIO DI PARCO AMENDOLA DALLA PARTE DI VIA PANNI. PENSATECI, CHI SI TROVA FUORIPOSTO IN QUEL CASO?
IL CELO COLOR PIOMBO, QUASI TUTTI I GIORI DELL ANNO NEBBIA OPPURE PIOGGIA, D'ESTATE UN CALDO CHE T'AMMAZZA, IL CARCERE, KILOMETRIQUADRATI DI PALAZZONI GRIGI VERDI, GEOMETRICI, ABITATI DA FAMIGLIE DI OPERAI CHE LAVORANO IN QUELLE FABBRICHE CHE CONTRIBUISCONO A RENDERE IL CELO GRIGIO CHE FA DA SFONDO AL QUADRO. ANCHE IL TRAFFICO AIUTA A COMPLETARE IL QUADRO QUASI TUTTE MACCHINE FIAT, GUIDATE DA OPERAI CHE VANNO IN FABBRICA.(TI PARLO DEGLI ANNI 70 E 80 PERCHE ORA PER STRADA SI VEDONO SOLO SUV COMPRATI CON FINANZIAMENTI STROZZINI DAI FIGLI DEFICENTI DI QUEGLI OPERAI)
RAGAZZI E' QUELLA CAZZO DI CASA CHE NON C'ENTRA NULLA ADESSO!
I PALAZZI IL QUARTIERE IL TRAFFICO IL PARCO! PARCO AMENDOLA SEMBRA UN GIARDINETTO DI BELGRADO! BLOCCHI DI CEMENTO COLLINE ARTIFICIALI, LAGHETTI ARTIFICIALI ANCHE LE PAPERELLE SONO DI UNO SPECIALE MATERIALE SINTETICO CHE IL COMUNE FECE ARRIVARE DALLA GERMANIA EST NEL 74.
AL PARCOAMENDOLA ALZI LO SGUARDO E VEDI LO SCINTILLARE SENZA MOTIVO DEL DIREZIONALE 70 E LA TORRE CON TANTO DI LED LUMINOSI DI MODENA2 (COME SE CI FOSSE UNA MODENA1!)
MA TUTTO QUESTO HA UN SUO SENSO NELL'INSIEME
TI BASTA UN QUARTO D'ORA PER CAPIRE CHE SEI A MODENA CHE IL CIELO E' INQUINATO CHE SIAMO COMUNISTI PER TRADIZIONE CHE PER ANNI ABBIAMO SUBITO IL FASCINO DI CIO' CHE STAVA ALDILA DELLA CORTINA CHE SIAMO GOVERNATI DA CINQUANTANNI DALLO STESSO ESTABLISHMENT
MA A NOI VA BENE COSI.
AVANTI COL MIGLIO AVANTI COL PROGRESSO AVANTI COL DENARO FINE A SE STESSO A NOI VA BENE TUTTO.

Zuzù ha detto...

Vitori, il tuo commento mi ha fatto così tanto scannare che l'ho subito copincollato nel forum MEF.

ANCHE LE PAPERELLE SONO DI UNO SPECIALE MATERIALE SINTETICO CHE IL COMUNE FECE ARRIVARE DALLA GERMANIA EST NEL 74.

No, ma questa cosa fa sbragare.

Grazie per il commento, se riesco domani sera scrivo un'altra roba, non estratta dalla galleria dei ricordi ma che potrà comunque interessarti.

E comunque ho già mandato FONZO, il mio segretario a scattare foto alle luci ETNOCHIC!

Anonimo ha detto...

Vorrei dire solo due cosine...
NO all'eterno giorno...
NO a questa illuminazione GIALLA...
E'INQUIETANTE...Sembra di vivere in "RESIDENT EVIL"

Zuzù ha detto...

Laura???

Anonimo ha detto...

prendo atto

Zuzù ha detto...

Heinberg Bombolao lo ricordo come un noto fondatore della SCUOLA DI FRANCOFORTE.
Mi fa piacere che tu prenda atto!
Stasera sei in giro, brutta testa di cazzo?

Zuzù ha detto...

Torno ora dal Pratone.
Ero lì che fumavo, guardando in direzione del MIGLIO.

Ad un certo punto dallo stradone in lontananza vedo due fari curvare e puntare verso di me.
E' una macchina che entra nel supercantiere dove stanno costruendo.

Mi dico:"Eh, ve', due che vanno in camporella!". Dopo un po' sento un clacson suonare, proviene da là, non c'è nessun'altra macchina che sale o scende il Miglio.
"Eh, che bravi!"

Torno verso casa e ho da pisciare. Mi fermo da casa dalla Vedova quando m'accorgo che dove ho sempre pisciato, ossia attaccato alla colonna sotto l'albero dei cachi ci si vede, c'è un cazzo di lampione alogeno che m'illumina.
E l'albero c'è, non vedo più solo i rami che sporgono! C'è tutto l'albero, lo vedo! Spaventoso!

Entro in casa, e vado per spegnere il lampione fuori. Se centro la serratura è solo perchè vedo dov'è: è sempre stato così. Mi accorgo che io non ho acceso nessuna luce per centrarlo, è la luce dei lampioni che mi ha permesso di veder la serratura.
Spero che mia nonna spenga la luce fuori perché me ne sono accorto adesso di non aver appicciato niente.
Dannate luci gialle!

vitori ha detto...

Caro Zeman,
del resto Enrico Ruggeri te l'aveva spiegato molto bene: era punk prima di te .
Ma tu No, solito bastiancontrario del cazzo hai volòuto prima truccare il motron poi la cersta poi i dr martens nuovi legati dietro al motron per ricreare quello stile vissuto (a 15 anni si , vabbe'..) poi le canne poi il ritiro da scuola poi Pezzuoli la cantina sociale dove avevi deciso di andare a lavorare ti ha lasciato a casa.
2 anni sotto ad un ponte, l'incontro con la tua attuale morosa, l'iscrizione alle serali il tuo lavoro alla dial (consegnare le bibite) l'iscrizione all'univerita' la laurea la casa la macchina nuova il lavoro da giacca e crava tta. Cosa non quadra ti chiedi girando la chiave nella toppa, cosa?
Non quadra che quella chiave e' entrata con troppa sicurezza nella fessura . L'unica fessura che avrebbe potuto accogliere quella chiave, cosi' al primo colpo. Perche'? .Era tutto cosi' chiaro .Un senso di smarrimento; un nodo alla gola.
Quelle luci gialle.

Zuzù ha detto...

Te Vitori sei un genio.
Nella prima parte credevo stessi parlando di Fonzo, poi ho capito, ero io, erano quelle maledette luci gialle.

Io non esco più, io ho paura.

vitori ha detto...

si sei tu ho ricostruito la tua vita attraverso le tappe piu salienti, quando ho realizzato che sono circa 25 anni che quasi quotidianamente orini contro il muretto della Vedova, mi sono detto: questa e' la cosa piu' punk che io abbia mai sentito!
Non potevo lasciar perdere.
anzi sei talmente punk che sei quasi straight edge.
Lascio a te il piacere e l'onore di riassumere la vita di fonzo per tappe salienti.

Zuzù ha detto...

Sono uscito per andare un attimo al pratone. Non so perchè ma tutte le luci sono spente. Al pratone c'eravamo io e il vostro gatto, fratelli Marchetti. Ho fatto fatica a vederlo, talmente era buio.

Comunque con tutto questo buio (non so a cosa dovuto, si vede che la fontana da baracconi in centro succhia tutta l'elettricità del paese) ho riassaporato diverse cose, tra cui l'odore degli alberi in fiore, il gusto dell'oscurità, ma soprattutto, ho pisciato contro la colonna della vedova, indovinando per istinto i gradini del vialetto.

Anonimo ha detto...

Un giorno mentre camminavo per la strada da un angolo ho sentito la voce di qualcuno che mi chiamava,subito non riuscivo a capire chi era.Dopo un pò ho capito,era il Signore che mi chiamava.Scrivo dal seminario,ora,studio per diventare prete.
ciao

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