2Zero18 - Have we got time?

Non che ora possa dire di essere con ma di sicuro non sono più contro Spotify.
La cosa buffa del mio rethinking of è che ho cominciato ad approcciarlo e ad usarlo tre giorni prima che, con una mossa del tutto medievale, la wi-fi aziendale fosse verboten, per cui non ne ho assolutamente colto tutte le potenzialità, se non quelle di base. Ho fatto appena in tempo a creare la mia prima playlist, la Play 2Zero18, dalla quale estrarre le canzoni più in linea con le guerre stellari che ho combattuto dai tempi de Le nostre stupende parole  (l'ultimo post a carattere completamente musicale, in cui avevo provato a fare una cosa del tutto simile a questa) nonché quelle più adatte alla classica selezione che rilascio in occasione del mio compleanno.

Non sono uno da "disco dell'anno" o, meglio, non lo sono più; non attendo San Silvestro né limito la scelta dei miei pezzi preferiti agli album usciti nei mesi che vanno da Gennaio a Dicembre, anzi. Pur prestando grande attenzione alle proposte più moderne e i brand new del momento, lascio spazio a brani di dischi relativamente recenti ma conosciuti in ritardo, riscoperte vintage, clamorose dimenticanze o imperdonabili sviste: l'unico criterio che seguo è la compagnia che mi hanno fatto o il peso che hanno avuto nel mio passato più immediato.


La Play 2Z18 (che abbreviata suona anche meglio: Z come zero, l'inizio, e Z come Zeman) in realtà raccoglie una trentina di pezzi ma ho voluto, e per darmi un metodo e, soprattutto, per rispettare la dimensione cd, vincolarmi a ottanta minuti di compilazione. Questo anche se nella mia nuova Hyundai è scomparso il supporto per i compact discs ed è ancora dura per me capacitarmi del fatto che non li usi più nessuno (che, come dice Berta:"Il futuro sa essere tremendo"); non tanto per chissà quale senso di nostalgia materiale ma per il timore che vada smarrita l'idea della scelta accurata delle canzoni con cui riempire uno spazio ed un tempo limitati.

Breve inciso, qualche mese fa ero rimasto senza cd e ho chiesto ad un mio vicino di casa di prestarmene uno, che avevo necessità di masterizzare una roba. Questi mi ha guardato e risposto come se gli stessi domandando notizie circa un animale estinto da secoli. Sia per questa ragione, sia perché l'automotive impone chiavetta o bluetooth, ho pensato di costituire un safe haven/riserva naturalistica per i miei amati cd, sia quelli homemade che gli original ones, ripescando un vecchio stereo e allocandolo nel mio bagno da battaglia così che tutto potesse continuare ad avere vita lì, anche se solo per la durata delle docce.

C'è chi rimane fedele alla linea, goes without saying


Ready, steady, go!

01. Motta - Quello che siamo diventati


Più che un secondo album, mi sa che siamo davanti ad un Volume II, ad un secondo capitolo. È però anche vero che qualcosa del genere, in Italia, è un po' che non si sente. Cantautorato semplice ma efficace, forse ancora acerbo ma comunque intrigante, voce magnetica. Rimango dell'idea che debba ancora decidere cosa fare da grande ma se questo è ciò che passa il convento, allora evviva!

O anche della lunga onda antartica.Tuttavia ciò non va per forza derubricato a colpa e conseguente castigo. Anzi, è imposto un cambio di prospettiva, occorre concentrarsi maggiormente sulla struttura delle canzoni, la tecnica e gli strumenti, i dentro e i fuori, i cori e i controcanti, le atmosfere, immaginare il momento in cui bisognerebbe essere a due metri dalle transenne per chiudere gli occhi e saltare. Ci sono una chimica e accorgimenti tali di cui occorrerebbe dibattere lungamente, ma il fondo è che mi scassa proprio il cazzo non essere riuscito ad andarli a vedere a Modena qualche settimana fa.




Non sto a postare il video della canzone di cui in oggetto perché penso di averlo già fatto su questo canale altre diecimila volte, dato che "Pesci" rappresenta un pezzo imprescindibile del mio anno musicale. Va bene, c'è tutta questa buttata di cantantesse che rivendicano parentele lontane con Carmen Consoli quando forse sarebbe più corretto classificarle come sorellastre minori di Levante ma Maria Antonietta... sarà il sangue che fa, sarà la voce tra lo stridulo e il graffiante, quel timbro tra il menestrafotto e il delicato, sarà che l'avevo sempre in cuffia durante i miei running mattutini sul lungomare di Cattolica, sarà la linea sinuosa e avviluppata del basso, saranno tutte queste cose ma, se per caso c'è un afetrparty dopo il suo prossimo concerto a Modena, spero di avere il pass giusto.



Non ti curar di loro ma guarda e passa

Avere Berta come tour manager è il massimo. Manda un messaggio qualche mese prima di uno show, compra i biglietti, prenota il ristorante più caro della città e l'alloggio più scrauso, dopodiché sollecita con un soft reminder a tre giorni di distanza dalla scadenza della cambiale. Possiamo decidere di ballare ma è sempre lui a scegliere la musica, e va benissimo così, i padri sbronzi ringraziano.



O, anche, de "La cancione dela Benny".
Un San Antonio-Barigazzo ed un Barigazzo-San Antonio con solo Tristan Zarra come sottofondo, una memorabile ora di viaggio.




DJ Koze -al secolo Stefan Kozalla- è di Amburgo, intanto, e questo gli fa sicuramente cera. Io l'ho conosciuto perché, durante l'ultimo compleanno della Benedina, la mia cassa bluetooth abilmente piratata dai presenti trasmetteva in loop "Pick Up", uno degli ultimi lavori del DJ tedesco. 
Certificato che in Germania stian prendendo quota verdi e nazi, roba che bisognerà stare molto attenti a buttare una sigaretta per terra, finché a Berlino e sull'Elba continueranno a suonare elettronica di questa risma, andrà ancora bene e grassa che ci andrà, perché "Knock Knock" è pieno di pezzi pazzeschi e se "Pick Up" è straordinaria, "Planet Hase" non è da meno.


07. Dave Grohl ft Josh Homme & Trent Reznor - Mantra

Nomen omen

Per la serie, metti una sera che in sala prove si incontrino tre personaggi così. E pensare che io ho trovato video e canzone per puro caso. Grazie, dio di Youtube, Grohl che suona la batteria andrebbe messo direttamente su Pornhub.




Di certo non il più originale dei loro dischi ma si tratta di una di quelle band che voglio e devo mettere sulla mappa dei miei concerti. 




Nel panorama musicale esistono band eccezionali e dal peso specifico incalcolabile che si riducono a "storie minime" e/o massa critica, che per qualche ragione non passano né alla cassa né agli onori della cronaca. L'unico peccato che si può loro ascrivere è quello di aver presentato album straordinari in anni in cui altri scrivevano la musica dei vincitori, perchè non c'è null'altro che possa ammalorare canzoni di questa portata.
Errore mio averli scoperti con un così colpevole ritardo, parziale ammenda riconoscerne il difetto.



A volte faccio fatica a prender sonno oppure mi sveglio nel cuore della notte e non mi riaddormento più. Se riesco, provo a riappisolarmi ascoltando nenie o qualcosa che mi concili il riposo, e pensavo che l'ultimo disco di Sua Maestà Mark Lanegan fosse stato fatto ad arte per questo nobile scopo.
I problemi però sono due: il primo è che l'album è incantevole, per cui ti entra dentro molto prima che torni sonno e il secondo è che ora conosco l'inglese molto meglio di anche solo qualche mese fa, per cui mi viene istintivo seguire il testo, dato che distinguo e riconosco quasi tutte le parole. Morale: per addormentarsi potrebbe andar benissimo la musica, le parole e il modo di cantarle molto meno.



Prima che Mucchio chiudesse bottega, ero solito applicarmi con sentimento e diligenza sugli articoli che i salviniani e i fivestarz di adesso definirebbero "radical chic", ossia quelli dal retrogusto socio-culturale più marcato, che rimangono in territori più di sinistra.
Ricordo di essere rimasto molto colpito da una sorta di inchiesta in cui l'articolista di turno documentava lo sviluppo e la crescita del movimento musicale nero durante le legislature di Obama: la fenomenologia di artisti come Beyoncè o di Kayne West ma anche gli exploits di personaggi che stavano costruendo la propria carriera su atavici retaggi soul e jazz: la riscoperta della musica black reinterpretata in chiave moderna, come nel caso, appunto, di Kamasi Washington. 
Devo aver letto queste cose massimo tre anni fa ma sembra preistoria, quando pensiamo che ora corrono tempi mediocri e noi siamo timidi eroi. Ne venissero avanti altri, di Beyoncé, Kayne West e Kamasi Washington.


12. Explosions in the Sky - Send Off


Non ho capito come e/o perché ma io ho imparato di due vecchie super colonne sonore a firma Explosions in the Sky solamente quest'anno, li mortacci loro. Resta che, per recuperare, faccio mea culpa usando uno screenshot del loro video come immagine-copertina del post e inserendo nella selezione annuale il mio brano favorito tra quelli riesumati tra le stelle.



Io non ho la benchè minima idea di chi diavolo sia questa ufo né rammento come io sia arrivato a lei, ma così, totalmente at short notice, merita di comparsare nella mia playlist. Non so, sono quelle canzoni che segnano un momento, che nella loro semplicità fanno paragone perchè agganciano il ricordo di dove/come/quando le si ha ascoltate.



La premessa è che non è mai troppo tardi, la fortuna è che c'è sempre tempo per rimediare. Non è tanto chiedere scusa, ammettere che la mancanza di rispetto musicale dovrebbe essere considerata reato culturale, è piuttosto confessare che questi cantavano e suonavano davvero bene. 
Fermo restando che "I Pearl Jam? Belli, bravissimi, ascoltateli voi", ogni tanto è terapeutico cadere in un qualche trabocchetto e arrendersi all'evidenza che in Gran Bretagna suonano in un modo mentre da altre parti suonano meglio.

Non so cosa ma qualcosa vorrà pur dire, forse un segno.

Poi, per carità, dopo aver fatto outing (e anche versating e doppiomalting, tanto per parafrasare i boyz VD) si torna oltreoceano, dalle parti della Mersey e di Manchester che good dance partners are hard to find, e che quindi è bene aver chiari e saldi i propri principi, ma qualche avventura, solo nell'ottica di scoprire multiversi di trascorsi volutamente oscurati non può che far bene.


15. Among Authors - Imitation House

Tutti i crediti agli algoritmi di Youtube



Preziosissima imbeccata del Bret.


17. Zen Circus - Il Fuoco in una Stanza

Per tre anni abbiamo chiuso il mondo fuori, stiamo diventando i nostri genitori

Devo dire la verità, io degli Zen Circus son sempre stato fan a metà, nel senso che le loro canzoni non mi sono mai entrate dentro. Pensavo fossero fenomeni stagionali, per esempio c'è gente che ascolta Lo Stato Sociale e pensa pure che i membri che ne fanno parte siano musicisti talentuosi e/o competenti: ecco, io credevo fossimo a quel livello. Poi c'è stato un threesome di cose che mi ha fatto cambiare idea:
  1. Averli visti/ascoltati al Concerto del I Maggio, ed essere rimasto sbalordito da "Viva", che, ahimè, non conoscevo.
  2. Aver sentito i miei compagni del Liceo che ne parlavano come se per loro fossero una band indispensabile nel proprio bagaglio melodico e sonoro;
  3. L'intimidazione di Chicco:"Non ti piacciono gli Zen Circus? Fuori da casa mia!"

Il fatto è che, molto semplicemente, mi ci son messo sopra e quando ho sentito l'ultimo disco avevo solo un obiettivo: far sì che Il Fuoco in una stanza l'ascoltassero tutti. 



Have we got time?


Non credo, stando alla mia tabella pivot.
Ragion per cui, quando davvero dovrò masterizzare la selezione, o procederò con un overburn selvaggio rischiando di mandare a puttane il portatile solo per ascoltare un cd in bagno mentre mi doccio, oppure dovrò rivedere qualcosa e piallare il primo "zavaier" che mi capita a tiro (Mitski?).
Mi spiace, certo, ma non io non chiudo nessuna pratica senza un pezzo targato Gallagher e, anche se me la mena non essere riuscito ad infilarci Massimo Zamboni con Schiava dell'Aria (canzone catatonica del mio ultimo soggiorno cervese) e/o Outshined dei Soundgarden, così è se mi pare. 
Ho sicuramente tralasciato e/o dimenticato qualcosa ma come canta il minore dei due terribili fratelli di Manchester:"In my defense all my intentions were good" e, soprattutto, ho bell'e che esaurito gli ottanta minuti del cd.

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