Tre mesi e sarà tempo di bilanci.
Interno del cd di Brunori S.A.S. Vol.1
Una volta divoravo musica, ascoltavo qualsiasi presunta next best thing di qualsivoglia nazionalità e genere. Ora invece preferisco farmi guidare dall’istinto e dall’esperienza.
Una copertina che mi ispira, una recensione fidata, un gruppo che conosco già, un genere da esplorare, something like this.
I Ministri con TEMPI BUI sono stati davvero sintomatici nell’inaugurare il mio 2009, una specie di “profeti del durante” e con Bevo, Tempi bui e Diritto al tetto, si son fatti volere bene.
I Royksopp con JUNIOR mi hanno regalato alcuni piacevoli momenti di elettronica: Happy up here, The girl and the robot, This must be it e Royksopp Forever. Niente di fresco però, niente che faccia gridare al miracolo, nessuna Invaders must die, nessuna Stand up degna di simil-prodigiana menzione.
Gli Yeah Yeah Yeahs di IT’S BLITZ si sono confermati un gruppo difficilmente evitabile. A loro modo riescono sempre a farsi notare. Tuttavia si tratta di un album più gradevole che bello.Dente, ecco Dente forse è la vera novità di quest’anno. Se il 2008 è stato l’anno de Le luci della centrale elettrica, il 2009 potrebbe e avrebbe dovuto essere l’anno del fratello musicale di Brondi, ossia Dente. Considero La presunta santità di Irene una canzone che abbia ogni sacrosanto diritto per finire nella compilazione definitiva del 2009, come credo che siano splendide Quel mazzolino e La più grande che ci sia. Ciò detto, non credo sia niente di memorabile.
WEST RIDER PAUPER LUNATIC ASYLUM dei Kasabian: d’accordo, Where did all the love go?, Underdog e Fire (più del terzo, i primi due) sono pezzi strepitosi, il resto -detto come va detto- è bella merda.
Il mio stimatissimo Ben Harper con WHITE LIES FOR DARK TIMES mi ha svenduto le belle ma troppo solite e scontate emozioni con Fly one time e Shimmer & Shine.
Dai PGR mi aspettavo molto, ma molto di più. Troppo poco Cronaca montana e le due Cronache di guerra per chi vent’anni fa scriveva Affinità e divergenze.
BACKSPACER dei Pearl Jam non mi ha detto niente. Ma fondamentalmente il suono dei PJ, per dirla alla Lucaricchi, mi ha sempre detto “zero”.
Gli Arctic Monkeys hanno dimostrato solo una cosa con HUMBUG: ossia che a Sheffield e zone limitrofe è finita la birra e sono avanzati solo i resti del fusto dei Last Shadow Puppets.
Brunori SAS è uno due tre passi rispetto a Dente. Lo voglio ascoltare fino ad esaurire le scorte di giudizio. La frase di Nanà, “nel mio mazzo di carte ho troppe figure e pochissimi assi” è la didascalia dell’anno musicale, nessuno davvero in grado di sostenere la sfida della memoria, di consacrarsi e consacrare questo anno, un anno orribile, a meno che non succeda qualcosa nei prossimi tre mesi.
Citazione importante: la prima strofa di Kimono dei Caduta Massi (GRAZIE ALL’INQUIETUDINE), comprensiva di intro caotico e attacco di chitarra sola dopo il primo ritornello non merita di valere solo 8 €. Altrimenti ci sono almeno dieci gruppi che quest’anno mi devono un sacco di soldi.
La raccolta THE DREAMS WE HAVE AS CHILDREN di Noel Gallagher è un gioiellino, poc da fer. Per la serie “vi faccio un best dei (cosiddetti) worst”.
Il live LES BAINS DOUCHES dei Joy Divison invece è un capolavoro. Disorder indiavolata vale tutto quel che possono valere i Joy Divison, nel bene come nel male. Ho imparato questo disco a memoria neanche fossero le mie generalità: A means to an end live era avanti almeno 30 anni. Se ora penso che c’è chi valorizza gli Editors mi viene male.
Mica facile classificare questa roba, mica facile metterli in fila.
A n’è mia facil.
Interno del cd di Brunori S.A.S. Vol.1
Una volta divoravo musica, ascoltavo qualsiasi presunta next best thing di qualsivoglia nazionalità e genere. Ora invece preferisco farmi guidare dall’istinto e dall’esperienza.
Una copertina che mi ispira, una recensione fidata, un gruppo che conosco già, un genere da esplorare, something like this.
I Ministri con TEMPI BUI sono stati davvero sintomatici nell’inaugurare il mio 2009, una specie di “profeti del durante” e con Bevo, Tempi bui e Diritto al tetto, si son fatti volere bene.
I Royksopp con JUNIOR mi hanno regalato alcuni piacevoli momenti di elettronica: Happy up here, The girl and the robot, This must be it e Royksopp Forever. Niente di fresco però, niente che faccia gridare al miracolo, nessuna Invaders must die, nessuna Stand up degna di simil-prodigiana menzione.
Gli Yeah Yeah Yeahs di IT’S BLITZ si sono confermati un gruppo difficilmente evitabile. A loro modo riescono sempre a farsi notare. Tuttavia si tratta di un album più gradevole che bello.Dente, ecco Dente forse è la vera novità di quest’anno. Se il 2008 è stato l’anno de Le luci della centrale elettrica, il 2009 potrebbe e avrebbe dovuto essere l’anno del fratello musicale di Brondi, ossia Dente. Considero La presunta santità di Irene una canzone che abbia ogni sacrosanto diritto per finire nella compilazione definitiva del 2009, come credo che siano splendide Quel mazzolino e La più grande che ci sia. Ciò detto, non credo sia niente di memorabile.
WEST RIDER PAUPER LUNATIC ASYLUM dei Kasabian: d’accordo, Where did all the love go?, Underdog e Fire (più del terzo, i primi due) sono pezzi strepitosi, il resto -detto come va detto- è bella merda.
Il mio stimatissimo Ben Harper con WHITE LIES FOR DARK TIMES mi ha svenduto le belle ma troppo solite e scontate emozioni con Fly one time e Shimmer & Shine.
Dai PGR mi aspettavo molto, ma molto di più. Troppo poco Cronaca montana e le due Cronache di guerra per chi vent’anni fa scriveva Affinità e divergenze.
BACKSPACER dei Pearl Jam non mi ha detto niente. Ma fondamentalmente il suono dei PJ, per dirla alla Lucaricchi, mi ha sempre detto “zero”.
Gli Arctic Monkeys hanno dimostrato solo una cosa con HUMBUG: ossia che a Sheffield e zone limitrofe è finita la birra e sono avanzati solo i resti del fusto dei Last Shadow Puppets.
Brunori SAS è uno due tre passi rispetto a Dente. Lo voglio ascoltare fino ad esaurire le scorte di giudizio. La frase di Nanà, “nel mio mazzo di carte ho troppe figure e pochissimi assi” è la didascalia dell’anno musicale, nessuno davvero in grado di sostenere la sfida della memoria, di consacrarsi e consacrare questo anno, un anno orribile, a meno che non succeda qualcosa nei prossimi tre mesi.
Citazione importante: la prima strofa di Kimono dei Caduta Massi (GRAZIE ALL’INQUIETUDINE), comprensiva di intro caotico e attacco di chitarra sola dopo il primo ritornello non merita di valere solo 8 €. Altrimenti ci sono almeno dieci gruppi che quest’anno mi devono un sacco di soldi.
La raccolta THE DREAMS WE HAVE AS CHILDREN di Noel Gallagher è un gioiellino, poc da fer. Per la serie “vi faccio un best dei (cosiddetti) worst”.
Il live LES BAINS DOUCHES dei Joy Divison invece è un capolavoro. Disorder indiavolata vale tutto quel che possono valere i Joy Divison, nel bene come nel male. Ho imparato questo disco a memoria neanche fossero le mie generalità: A means to an end live era avanti almeno 30 anni. Se ora penso che c’è chi valorizza gli Editors mi viene male.
Mica facile classificare questa roba, mica facile metterli in fila.
A n’è mia facil.