Photoshop Castles


Questa è una delle fotografie appartenente alla raccolta degli scatti al Castello di Maranello che trovate sotto.
E' un peccato che non sia mai stato valorizzato come meriterebbe né che si riconosca a questo il legame profondo che lo vincola alla storia stessa del paese.


Photoshop Castles

5 commenti:

Anonimo ha detto...

le foto sono tutte molto carine, ma "da spade a spighe" è spettacolare. le hai fatte con la tua macchina digital??? come hai fatto a fare lo sfocato così bene? brev simunein!!!

Anonimo ha detto...

...ma mi spieghi come mai usi picasa invece che usare flickr come tutte le persone serie che si fanno rispettare???

Zuzù ha detto...

E. Filippi: grazie, a dir la verità mi è venuta per caso! Ma te hai poi iniziato quel corso di fotografia?

Blumbert: Quali sarebbero le persone serie che si fanno rispettare che usano flickr? Di questo mi piace il lay-out ad embed, tutto qui.

vitori ha detto...

Ze' hai mai visto Trieste?
Prima di vederla pensavo che l'esempio migliore di ediliza socialista al di qua della cortina fosse il parco amendola. Non avevo mai visto Trieste.
Oltre alla classica angoscia che comunicano le citta' portuali, oltre al fascino delle citta' di confine, (confine con l'est con i balcani-polveriera-d'Europa mica confine con S.Marino!),e' costruita su un territorio sconnesso e accidentato per natura: cammini poggiando i piedi sul Carso, una parola che porta la mente ben oltre un concetto idrogeologico (il sussidiario delle elementari... l'esame di quinta... il quattro novembre...)Una terra fatta apposta per accogliere truci misteri.
Come se tutto questo non bastasse ci si arriva dopo aver percorso la A13 ovvero l'autostrada piu triste d'Italia e forse d'Europa: dopo kilometri di un piattume esagerato dove guardare dal finestrino è tempo sprecato; il paesaggio si ripete all'infinito; ti si parano davanti salite, discese improvvise, viadotti, sottopassaggi, a tratti il mare con le gru del porto poi di nuovo curve, salite, discese e tonnellate di piloni di cemento.
Quando il serpente di asfalto e piloni di cemento decide di portatri nella posizione giusta, puoi finalmente avere una visione d'insieme della città e a quel punto pensi che forse era meglio averne visto solo dei pezzetti, degli scorci e aver immaginato il resto, perche l'ansia ti stinge la bocca dello stomaco, gli occhi diventano due palline e la testa da sola si scuote piano piano da destra a sinistra come a dire: no no non ci credo...
Nel bel mezzo della distesa di casette basse con tegole arancioni orti terrazzamenti muri a facciavista spiccano imponenti due inquietanti costruzioni: una base militare penso in disuso composta da due enormi cubi affiancati e un' altra costruzione piu' bassa con tanto di cupolone di vetro centrale stile osservatorio spaziale dei film di 007.
I gandi cubi affiancati hanno il tetto piatto (ovviamente, son dei cubi) sono di cemento grigio e hanno centinaia di finestrelle su tutti i lati: feritoie. Feritoie pronte a ospitare le bocche dei cannoni puntati al di la della cortina. Incredibile.
In posizione molto meno dominante di questo colosso militare (ormai in pensione?) sorge un esempio di ediliza popolare di quelli di cui abbiamo gia parlato in passato; la novita' e' che quello di cui ti sto parlando ora e' indescrivbilmente grande e il fatto che sorga su di un terreno sconnesso ha portato i progettisti ad adottare futuristiche soluzioni per portare il complesso abitativo allo stesso livello.
Davanti agli occhi dell'osservatore prende forma un enorme animale fantastico sorretto da numerose zampe in cemento armato di varie lunghezze, che si estende dal centro di un canalone fin sulla collina portandosi dietro uno strascico di palazzotti bassi e lunghi che adattandosi alla pendenza del territorio fanno sembrare il tutto uno di quei draghi che disegnano i bambini all'asilo.
L'enorme quantita' di parabole e la qualita' degli oggetti esposti alle finestre delle centinaia di balconcini che rappresentano un pò la pelle o le squame di questo animale rivelano l'identita' dei suoi abitanti.
Il mostro e' abitato da immigrati, scoppiati, poveracci, la nuova classe operaia, coloro ai quali non interessa una beneamata fava dell architettura vintage, della storia, della geografia, del carsismo, delle foibe, sono li perche non se ne possono andare altrove evidentemente.
Il mostro rappresenta la fine di un sistema. La morte di un'idea.

Zuzù ha detto...

Cazzo.
L'ho letto tutto d'un fiato. Impressionante, mi sembrava di essere lì con te. Pauroso, veramente sconvolgente.

Io non sono mai stato a Trieste e a questo punto non so se correrci di volata o evitarla per sempre. Dalla tua descrizione appare come la città più misteriosa e balcanica d'Italia, un luogo-altro come mi piace definirlo (e l'avrai capito, visto che lo scrivo dappertutto). E poi tu hai la mia stessa visione delle cose: davanti ad una città riesci a coglierne il background e confrontarlo con le "inesattezze" attuali, i sillogismo mancati, le conseguenze sbagliate.

Ma cazzo, ma te devi aprire un blog e scrivere queste cose, non io!!!

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