Non che abbia molto tempo, dico proprio in generale nella vita, anzi!
Ho una bacheca (fisica, non virtuale) di to do's che non diminuiscono mai ma che, di contro, tendono ad aumentare con sistematicità. E tra questi ci sono anche cose che non dovrebbero essere obblighi ma che spesso mi impongo come tali affinché sia costantemente sollecitato intellettualmente. Perché sì, diciamoci la verità: lavorare dieci ore al giorno tot i dè tenendo la testa bassa sempre sugli stessi argomenti e dovendo, ahimè spesso, confrontarmi con gente dal quoziente intellettivo appena sopra Salvini, non arricchisce culturalmente e, va detto proprio così, alla brutto boia: svilisce.
Lasciamo stare il lato lavorativo, esperienziale (che poi l'esperienza altro non è se non un modo elegante di chiamare la somma delle volte che la si è presa in culo) o, primo dei meno importanti, quello economico; se non ci si pungola in un qualche modo si corre il rischio di imbruttirsi intellettualmente in maniera imperdonabile e come ha detto Dante, ben sapendo che Mihajlovic lo avrebbe sottolineato secoli dopo, davanti allo sconcertante vuoto pneumatico nella testa di Palombo, seduto al suo fianco:"Fatti non foste per viver come bruti..."
Tutta questa sbabbelata per dire tra i to do's degli ultimi mesi ci son state alcune cose degne di nota che si sono combinate tra loro dando il la a quanto segue.
1) Ho acquistato un libro intitolato QUELLO CHE DEVE ACCADERE, ACCADE, un'opera di Michele Rossi, signore che s'è preso la briga di descrivere per fila e per segno le vite di Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni, e conseguentemente di CCCP e CSI. Ne leggo dieci pagine tutti i giorni tra le sei e tre quarti e le sette meno cinque, durante il momento dedicato alla cagata mattutina che, va sempre bene ricordare: defecatio matutina bona tam quam medicina. È un incrocio tra una cronistoria e un trattato di filosofia socio-musicale, tanto che, per la prima volta dopo almeno sedici anni, ho dovuto aprire il dizionario perché non conoscevo il significato di molte parole.
Voi sapete cosa significa "sdilinquimento"? O a cosa ci si riferisca definendo un'eco "maggerino"? Io non lo sapevo.
Ad ogni modo, nella sua retrospettiva, il Sig. Rossi parte dalla Capitale di ogni Reich, passato, presente e futuro: Berlino, il luogo fisico e mentale dove GLF e MZ si conoscono negli anni'80 e maturano la volontà di suonare insieme, traducendo quello che ascoltano nei locali berlinesi in punk filosovietico e musica melodica emiliana. Il novero di band tedesche che, al tempo, elegge Berlino come proprio domicilio culturale è qualitativamente e quantitativamente incredibile.
Oltre a mettere orecchie alle pagine del libro ed evidenziare i nomi degli album che vengono menzionati, mi impongo di metterli in heavy rotation. Sarò retrò, ma all'algoritmo di spotify preferisco ancora caricare il player di tutti i "dischi" gentilmente omaggiati dalla rete, lanciarli e ascoltarli distrattamente mentre faccio altro. Se percepisco qualcosa su cui valga la pena soffermarmi, mollo tutto quello di cui mi sto occupando e segno il nome del pezzo appena trasmesso, per poi approfondire in un secondo momento.
Lode all'Emilia, la più filosovietica delle province dell'Impero Americano
2) Qualche tempo fa avevo incaricato il mio amico Checco di compilare una selezione di canzoni pescate tra i gruppi minori degli anni '80 italiani. Pur riferendomi che si è trattata di una fatica di Sisifo, el Sciur Francesco ha fatto le cose per bene come Locatelli. Attenzione, perché non è nulla facile scartare CCCP, Litfiba prima maniera, Afterhours very old school, Raf, Umberto Tozzi, ogni volume di Fivelandia di quella milfoccia di Cristina D'Avena e recuperare qualcosa di buono tra gli "scarti del maiale". Tuttavia l'obiettivo è stato ampiamente raggiunto, superando di netto le mie aspettative e "costringendomi" ad un ascolto attento e ragionato della raccolta homemade "Evviva l'Italia (evviva la Bulgaria)".
Quel che mi ha colpito più di ogni altra cosa è stato riscontrare in queste band (semisconosciute e/o che non hanno avuto il successo sperato) molte intuizioni che alcuni importanti gruppi venuti dopo avrebbero mutuato ed adattato ai propri stilemi musicali. Non so, sembra sia stato un medioevo musicale underground e a queste band sia spettato l'arduo compito di ricevere sassi da tutte le parti e rimandare indietro rose a titolo di gloria, e gloria per lo più personale.
L'ascolto è stato propedeutico alla realizzazione della compilation di cui andrò tosto a declamare.
L'ascolto è stato propedeutico alla realizzazione della compilation di cui andrò tosto a declamare.
3) Il 9 Novembre di quest'anno è ricorso il venticinquesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino. Il Corriere della Sera ha allegato un libro al quotidiano, in cui diversi autori hanno raccontato cause, contesti ed effetti legati al crollo del Muro. La questione è stata analizzata da diversi punti di vista, e la prospettiva finale è risultata essere molto interessante. La mia personale conclusione, a margine della lettura (non ancora completa, purtroppo) del libro, è stato concordare, seppur in parte, con Andreotti che voleva così tanto bene alla Germania che preferiva ce ne fossero due. Per quel che è il mio campo di interesse ossia quello musicale e sociale, è una constatazione che mi trova d'accordo, perché il caos berlinese di quegli anni era fertilissimo, confermava quella grande verità per cui a tutti piace Game of Thrones, ossia che:"Chaos isn't a pit, chaos is a ladder". La confusione genera creatività, la mancanza di punti di riferimento da seguire con assoluta certezza lascia liberi di non definire alcun contorno e, a volte, limitare la vista costringe, ma soprattutto permette, di guardare più lontano.
I tre punti sopraccitati si sono trasformati in uno stimolante gioco ad incastro e, dato che ho trovato una cavia che sembra essere ben disposta ad ascoltare le mie raccolte sperimentali, ho deciso di compilare una selezione dei pezzi che più hanno rappresentato il percorso musicale e l'immaginario collettivo che proveniva da oltre il limes.
Vado dunque ad elencare i pezzi prescelti e corredarli con una breve descrizione.
Spaccato di vita della Berlino Est visto o presunto dal Professor Battiato. Stava bene da prima della lista per due ragioni, una pratica ed una poetica. Innanzitutto perché prima di avventurarsi nel clima pesante che caratterizza la compilation, reso ancor più ostico da una lingua che non si è così soliti praticare e comprendere, il cantato in italiano poteva mettere in una migliore predisposizione all'ascolto. La seconda perché è di una tristezza infinita, ha quel non so che di irrisolta malinconia che racconta perfettamente le emozioni che doveva vivere il Berlinese medio dell'Est.
2. Der Rauber und Der Prinz - Deutsch-Amerikanische Freundschaft
A parte che c'è da gasarsi solo per il fatto di riuscire a scrivere il nome della band, la canzone è citata nel libro di Michele Rossi e rappresenta molti dei concetti importati da Ferretti e Zamboni, specie per quanto riguarda la ricerca delle sonorità, in parte discordanti, quasi fuori tono e guarnite da rumori metallici che danno quel senso di pesantezza della Berlino meccanica e operaia del tempo, figlia del goniometro, del compasso e del martello.
Doverosa premessa. Questa canzone è del 2000 e quindi apparentemente fuori bando, ma entra di diritto nella scaletta perché se non mi fossi mai imbattuto in questo strepitoso pezzo non avrei mai conosciuto gli Einsturzende Neubauten né avrei dato un nome a questo blog.
"Nuovi edifici che crollano": è questo il significato di Einsturzende Naubauten, ed è la miglior definizione che si poteva dare a Berlino a cavallo degli anni '80. Era il centro del mondo, anzi, erano i centri di due mondi, uno dei quali, quello orientale, era il nuovo che non avanzava e che crollava su sé stesso.
Quindi, altroché "Sabrina vita da strega", questo è un discorso che fa molto pensare perché ora sembra preistoria moderna, perché ora Berlino concorre con Londra per chi sta al centro dell'Universo: pare ieri ma sono passati trent'anni o giù di lì.
Inoltre, forse non tutti sanno che io ho chiamato il mio blog INDIE OPEN BAR perché convinto che le liriche della canzone dicessero così; in realtà il mio orecchio non era molto preparato e malintesi un verso che invece dice "it's in the open but".
4. Numbers - Kraftwerk (komplete version)
Insieme agli Einsturzende, i Kraftwerk monopolizzano questa antologia, ne sono gli indiscussi padroni. Questa versione remiscelata non troppi anni fa prova che l'oro non prende macchia e che le idee dei quattro visionari di Dusseldord sono refrattarie al tramonto: incredibili allora, incredibili ora.
Una manciata di secondi a mo' di carosello, giusto perché si intenda che questi facevano un po' il cazzo che gli pareva, non c'era stato un arbitro che avesse loro spiegato con esattezza le regole del gioco.
6. Das Model - Kraftwerk
Beh, questa è la hit del lotto, che poi donna Ilenia commenti:"Bello, bravissimi ma ascoltali tu" passa in cavalleria.
Altro brano suggerito dal libro di Michele Rossi, che inserisco perché questa è veramente una risposta ad una domanda mai formulata, un effetto senza causa o una causa senza effetto, 'na roba cui, anche sol per necessità di catalogazione, si fa fatica a trovare casa. Eppure è forse una delle più sintetiche dell'intera compilation: senza stare a fare troppe messe spiega, con il ritmo arrembante, il cantato rivedibile ed una buona dose di idee confuse il clima caotico di cui ho lungamente sbabbelato in precedenza. Insomma, me li immagino 'sti ragazzotti incerti del loro presente e del loro futuro, ammassarsi in poghi selvaggi dentro discoteche losche e sporche che nulla han da dire se non a chi non ha niente di meglio da fare.
Spoiler alert:"Delle sale da ballo un po' più che di merda, un'opinione pubblica un poco meno stupida", ecco, appunto.
I tedeschi hanno solo un grande, atavico, problema: è che stanno sul cazzo a tutti. Ragion per cui, anche quando sono avanti trent'anni rispetto al resto del mondo, nessuno se li caga e li prendono tutti per scemi. In realtà sanno già come andrà a finire e, semplicemente, si mettono alla finestra e aspettano di ricordare a tutti che loro lo avevano già detto da mo'. È così con la Bundesliga attuale ed era così con i Fehlfarben che nel 1980 profetizzavano:"Wir sind die Türken von morgen", ossia "Noi siamo i turchi di domani".
Qual è il menù tipico di Berlino, oggigiorno? Kebab? Ah, già. Che se è vero come è vero che siamo quello che mangiamo, allora 2+2 fa 5 solo per i Radiohead e l'equazione è bell'e che risolta.
Tra l'altro, curiosità, m'era partito un crepo quando ho letto che si trattava di un pezzo dei DAF, per cui sono andato a vedere prima su Wikipedia poi su Youtube.
Tra l'altro, curiosità, m'era partito un crepo quando ho letto che si trattava di un pezzo dei DAF, per cui sono andato a vedere prima su Wikipedia poi su Youtube.
Solo una cosa, giusto perché forse non è chiaro: siamo negli anni '80.
Sempre nel libro di Rossi ho letto un'interessante affermazione di Zamboni. Raccontava che scattare foto a Berlino Est era una cosa curiosa perché sembravano in bianco e nero anche quando dovevano essere a colori, e questo perché Berlino Est era in bianco e nero anche quando c'era il sole e faceva bel tempo. Questa canzone, per lo meno a me, trasmette proprio quella sensazione.
E poi sì, mi ricorda un film porno che avevo guardato quand'ero poco più che adolescente, trafugato dai cassetti segreti del Baby, il padre di Fonzo: La clinica dell'amore. Come crescere nel giro di un pomeriggio.
Questi, semplicemente, facevano un altro sport. Non è un caso che al riguardo sia stato detto:" Senza di loro non ci sarebbero stati l’hip-hop, la house, la musica ambient, l’electro e persino Michael Jackson"
12. Black Water - Apparat
È lecito domandarsi se tutto questo ben di Dio abbia avuto conseguenze più o meno moleste, se le influenze siano state raccolte e declinate ai tempi nostri, così da dare alla compilation anche una profondità temporale. Ci ha pensato Apparat, al secolo Sascha Ring, DJ berlinese, che le ha rastrellate tutte, le ha infilate in un caleidoscopio di generi, le ha mischiate con un po' di sano post-rock degli anni zero e se ne è uscito con delle canzoni strepitose che rinverdiscono un passato prezioso ma trascurato, proiettandolo, con tutte le aggiustature del caso, nel presente.
Questa è la canzone alfa dell'album alfa del gruppo alfa.
14. Live in Pankow (live) - CCCP
Prima avevo spoilerato parte del testo di Live in Pankow: c'era una ragione.
Ost Berlin - West Berlin
Trance Europa express
Qua e di la del muro l'Europa persa in trance
In Alexanderplatz come in piazza del Duomo
Europa persa in trance ultimamente
I miei amici anche i miei amici anche
Sotto la NATO il Patto di Varsavia
Non ho specificato per cosa stia la parola "Kraftwerk" in tedesco. Ebbene, significa "Centrale Elettrica" e Die Roboter (o The Robots in inglese) è la canzone che ne fa didascalia. L'abilità della band è quella di infilare un po' di dolce stil novo nella pesantezza della società che rappresentano. Operazione perfettamente riuscita.
Questa è finita nella compilation per sbaglio ma mi scoccia toglierla perché, come giustamente commenta un ragazzo su Youtube: "Perfect example of how you don't need a plethora of instruments to make music good. EN does minimalism best". Minimalismo, non nichilismo; vuole dire non troppo ma nemmeno niente, raccontare quel che è senza negare nulla, che altro non è se l'ennesima chiave di lettura del contesto spazio-temporale dell'epoca.
Non che a me serva particolare fantasia per avventurarmi in viaggi mentali veramente malati ma quello che io ho sempre visto in questa canzone è stata l'idea che forse i Kraftwerk intendevano trasmettere, ossia quella di attraversare l'Europa con il pensiero prima e con la musica poi.
Quando, millecinquecento righe fa, ho scritto "limitare la vista per guardare più lontano", pensavo a qualcosa di simile, o forse pensavo proprio a questo.
Outro.
Dall'album Krieg und Frieden, che sta per "Guerra e pace". In parole semplici: Berlino.
Dall'album Krieg und Frieden, che sta per "Guerra e pace". In parole semplici: Berlino.
Se volete che vi prepari la compilation, telefonate ore pasti con il telefono sip a rotelle, sennò non rispondo. Ah, si chiama Die genialen Dilettanten: buon ascolto.