Non è intesa per gli scutmài di Maranello, ma il significato della spiegazione che segue è lo stesso.
All’inizio i gruppi che si insediarono nel territorio, formando quindi una comunità, erano costituiti solo da poche famiglie alcune delle quali portavano lo stesso cognome. Dopo alcune generazioni, per distinguere il ceppo di discendenza, nacquero gli scutmài, ossia i soprannomi, che sono sopravvissuti al tempo tramandandosi oralmente tra le varie generazioni.
E’ oggi impossibile affermare con certezza, quali siano state le origini di detti soprannomi, anche se ipotizza un’influenza da parte delle abitudini, di qualche evento particolare o, più semplicemente, del lavoro svolto.
La mia discendenza da parte di padre è maranellese purosangue.
Vuole dire che mio nonno e mia nonna provengono da due vecchissimi ceppi familiari del paese.
- Famiglia Ferrari, ceppo Cherpiana; scutmài derivante dalla terra da dove venivano, poco sopra Fogliano, e tramandato fino a quando l'albero solitario sulla collina di Via Graziosi che ne portava il nome, piantato da mio nonno dopo la guerra, non venne abbattuto una decina di anni fa. I Cherpiana erano noti per essere una famiglia nervosa, cui non s'arrivava alla testa facilmente. Detto comune, per paese, quando un qualche esponente della famiglia se ne usciva con una mattata era:"Sa vot mai, l'è po' un Cherpiana..."
- Famiglia Canalini, ceppo Caràn: scutmài derivante dal cognome di un poveraccio (tale Carani) che mise in cinta una donna ricca e di buona famiglia di cognome Canalini. Il figlio prese il cognome della madre (caso più unico che raro per il tempo) ma creò uno scutmài nuovo, mutuando il cognome del padre.
Mio nonno chiamava mia nonna in due modi: vécia e caràna, il femminile di caràn.
Buona parte del tempo litigavano, ma si volevano un bene dell'anima, erano di un'altra pasta, di quelle generazioni hanno buttato via lo stampo.
Nel questionare li sentivo dal mio appartamento, sopra al loro.
Delle urla belluine, feroci.
Dei:
"Dio pedér, vécia!"
"Dio carlo, caràna!"
Ma roba che Germano Mosconi è arrivato lungo un bel po'.
Magari, semplicemente, queste invocazioni a Dio e alla nonna derivavano dal fatto che il nonno non trovasse, che so, l'ombrello, o i fulminanti, o il martello. Ma ogni scusa era buona per inveire al cielo mettendo in mezzo la vécia caràna.
Ma mia nonna, gran donna, non si è mai scomposta.
Prima rispondeva a tono al marito dipanando la matassa dei problemi, quindi se ne usciva con uno stupendo: "Bròt canchér d'un Cherpiana... e d'gir ch'i'm l'ivén dét ch'a vo' Cherpiana éeri tòt màt!"
La finezza del litigio stava nell'usare lo scutmài.
Si sarebbero potuti apostrofare coi nomi di battesimo "Pietro" e "Maria", o anche coi cognomi "Ferrari" e "Canalini".
No, usavano lo scutmài, nello scontro la differenza andava sancita quanto più possibile.
Era una guerra di parole, era giusto che iniziasse dalle più vecchie, dalle più profonde e potenti, dagli scutmài, per l'appunto.
All’inizio i gruppi che si insediarono nel territorio, formando quindi una comunità, erano costituiti solo da poche famiglie alcune delle quali portavano lo stesso cognome. Dopo alcune generazioni, per distinguere il ceppo di discendenza, nacquero gli scutmài, ossia i soprannomi, che sono sopravvissuti al tempo tramandandosi oralmente tra le varie generazioni.
E’ oggi impossibile affermare con certezza, quali siano state le origini di detti soprannomi, anche se ipotizza un’influenza da parte delle abitudini, di qualche evento particolare o, più semplicemente, del lavoro svolto.
La mia discendenza da parte di padre è maranellese purosangue.
Vuole dire che mio nonno e mia nonna provengono da due vecchissimi ceppi familiari del paese.
- Famiglia Ferrari, ceppo Cherpiana; scutmài derivante dalla terra da dove venivano, poco sopra Fogliano, e tramandato fino a quando l'albero solitario sulla collina di Via Graziosi che ne portava il nome, piantato da mio nonno dopo la guerra, non venne abbattuto una decina di anni fa. I Cherpiana erano noti per essere una famiglia nervosa, cui non s'arrivava alla testa facilmente. Detto comune, per paese, quando un qualche esponente della famiglia se ne usciva con una mattata era:"Sa vot mai, l'è po' un Cherpiana..."
- Famiglia Canalini, ceppo Caràn: scutmài derivante dal cognome di un poveraccio (tale Carani) che mise in cinta una donna ricca e di buona famiglia di cognome Canalini. Il figlio prese il cognome della madre (caso più unico che raro per il tempo) ma creò uno scutmài nuovo, mutuando il cognome del padre.
Mio nonno chiamava mia nonna in due modi: vécia e caràna, il femminile di caràn.
Buona parte del tempo litigavano, ma si volevano un bene dell'anima, erano di un'altra pasta, di quelle generazioni hanno buttato via lo stampo.
Nel questionare li sentivo dal mio appartamento, sopra al loro.
Delle urla belluine, feroci.
Dei:
"Dio pedér, vécia!"
"Dio carlo, caràna!"
Ma roba che Germano Mosconi è arrivato lungo un bel po'.
Magari, semplicemente, queste invocazioni a Dio e alla nonna derivavano dal fatto che il nonno non trovasse, che so, l'ombrello, o i fulminanti, o il martello. Ma ogni scusa era buona per inveire al cielo mettendo in mezzo la vécia caràna.
Ma mia nonna, gran donna, non si è mai scomposta.
Prima rispondeva a tono al marito dipanando la matassa dei problemi, quindi se ne usciva con uno stupendo: "Bròt canchér d'un Cherpiana... e d'gir ch'i'm l'ivén dét ch'a vo' Cherpiana éeri tòt màt!"
La finezza del litigio stava nell'usare lo scutmài.
Si sarebbero potuti apostrofare coi nomi di battesimo "Pietro" e "Maria", o anche coi cognomi "Ferrari" e "Canalini".
No, usavano lo scutmài, nello scontro la differenza andava sancita quanto più possibile.
Era una guerra di parole, era giusto che iniziasse dalle più vecchie, dalle più profonde e potenti, dagli scutmài, per l'appunto.
1 commento:
Bellissimo Zeman.
Mia nonna Paterna è nata, battesimata, comunicata, cresimata, sposata "è pò a murirò anc a Fiuran".
Frigieri Pia, uno dei 6-7 cognomi fioranesi doc, dallo scutmai "Campana".
La campana del campanile di Fiorano l'hanno fusa nel loro cortile.
Poi è una consolazione sapere che anche in altre case, i nonni non si tengono per mano e piangono ripensando al passato, ma stramalediscono.
p.s. la mia camera è di fianco.
Posta un commento