Che cos'è il genio?


Questo pub non è mai stato bello.
Era brutto quando avevo 15 anni e, nonostante cambi di gestione, continua ad esserlo ora che ne son passati altrettanti.
Oltretutto è in un quartiere loschissimo che conosci bene solo se lo frequenti abitualmente, e lo frequenti abitualmente solo se ci lavori, e se ci lavori vuole dire che c’è chi nella vita ha avuto più fortuna di te.
Suonano alcuni nostri amici, andiamo là per vederli.
E’ un sabato anomalo, come anomalo è il nostro terzetto.
La formazione è composta da me, Dom e il giovanissimo Cavva.

Tra il cortile e l’ingresso c’è un antro che ripara i fumatori quando è inverno o quando piove. C’è un divanetto, mi ci siedo e fumo una sigaretta. Cerco il portacenere, è sul tavolo di alluminio davanti a me. Come lo prendo in mano mi accorgo di un pacchetto di Marlboro appoggiato lì a fianco. E’ semiaperto. Sembra che dentro ci siano ancora alcune sigarette. Penso che sia impossibile, tutto intorno non c’è nessuno, sono solo a fumare in quell’antro, il pacchetto non può essere pieno. Immagino che sia il tossico di turno che dopo averle mozzate per farcirne altre più speciali, abbia lasciato i cadaveri dentro al pacchetto.
Finisco di fumare e ripongo il posacenere sul tavolino. Involontariamente lo urto contro il pacchetto che si apre ulteriormente, di quel poco che mi permette di vedere che è ancora praticamente pieno, ne mancheranno due o tre, a spaccare il mondo.

Cazzo.
E’ un pacchetto di Marlboro rosse, paglie pregiate, e io sto finendo le mie. Oltretutto per la quarta volta ho smarrito la tessera sanitaria e se prima di andare a casa finisco le Winston sono ufficialmente nella merda. Quel pacchetto mi fa gola.
Tuttavia rubare non si può.

Sì, però io sto finendo le mie.
Sì, però le volte che io ho dimenticato pacchetti qua e là non ne ho mai trovati due o tre a rimborso della mia disattenzione.
Vaffanculo, me le fotto e tanti saluti.

No, anzi, faccio così. Torno dentro, aspetto cinque minuti, esco di nuovo, se sono ancora lì me le prendo. Mi sembra un ragionamento fatto con usta. Se tra cinque minuti nessuno le ha toccate, e se quei cinque minuti li sommo ai dieci in cui son stato fuori, significa che il proprietario del pacchetto è andato via o le ha date per perse.

Rientro, spiego la situazione a Cavani.
Anche lui è della mia stessa idea.
Passano cinque minuti, usciamo, il pacchetto è ancora lì.
Cavva è molto giovane, è già uno sbandato, ma è pur sempre giovane, e il locale è veramente losco, lo vedo intimorito nel commettere reato.
“Aspettiamo altri cinque minuti, Zé”.
Torniamo dentro, spieghiamo la situazione a Dom e decidiamo di giocare d’attesa.
Intanto ci godiamo la fauna del posto, assolutamente fuori dalle grazie dell’ultimo di tutti gli Dei.

  • C’è un quarantenne riccioluto che gira per il locale con un cappello da cowboy e una camicia bianca che sotto quelle luci risulta fosforescente. Importuna due categorie di clienti: le minorenni e il clan di calabresi bassi, tozzi e dalle spalle strette che s’aggirano per la pista con fare molto più che sospetto. Mi viene in mente “A prova di morte” di Tarantino, mi ricorda Kurt Russell.Lo so io. ‘sto spostato non ha bevuto proprio niente, fa sol finta d’essere patocco, tra un po’ si porta a casa una monella e sol Dio sa quel che succederà. Schifoso.
  • Ci sono i ragazzini che hanno suonato prima dei nostri amici. Sono così carichi che ci provano con ragazze che hanno dieci anni più di loro. Cerco di entrare nella loro testa. Non è che se son meno alte di voi allora son più giovani e siete autorizzati a lanciarvi in approcci disperati. Portate rispetto per queste giovani matrone che di vita ne hanno vista più di voi, mentre voi tra un quarto d’ora massimo sarete in bagno a sgattare perché per ballare da soli in mezzo a una mattonella -come state facendo voi- bisogna essere degli idoli o bisogna essere duri da radere
  • Ci sono famiglie con tanto di figliolanza al seguito. Una scena imbarazzante. Questi poveri bambini la cui infanzia verrà distrutta dalla visione di questo locale e di questa gentaglia mi fanno tenerezza. Con quali valori potranno mai crescere se non quelli della criminalità clandestina?
  • C'è un tizio vestito da Ispettore Gadget con tanto di gabardine grigio che se ne esce da locale in tutta fretta, chissà cos'ha da nascondere.
  • C’è un portoricano. No, forse portoricano non è, ma è strano forte. Faccia smunta, carnagione scura, capello lungo e sciolto, unto. Indossa abiti sportivi, sembra che sia uscito direttamente dalla pagina casual del catalogo primavera/estate 1997 di Postalmarket. La risposta etero-caraibica a Mel C, la Sporty-Spice. Non ha nemmeno la giacca anche se fuori c’è freddo, ed è solo. No, non ci credo che sia solo, è tutta una montatura. ‘sto qua fa coppia fissa con il sosia di Kurt Russel, gli fa da palo. Il portoricano qui dentro non c’entra proprio un cazzo, ce lo ha portato Kurt perché qualcuno depisti l’attenzione da lui.
  • C’è un vecchietto brizzolato con la camicia sbottonata. Avrà 60 anni, aspetta solo che abbia termine l’esibizione live della band per poi buttarsi sopra al primo tavolo e recitare la parte del più anziano cubista del Comprensorio Ceramico. Che pena che mi fa. Andrà avanti a chalis, sarà senza famiglia e se ne ha una non voglio pensare a come possa essere messa. Bene che gli possa andare, a tarda notte andrà a travestiti, ma proprio bene che gli possa andare.
  • Infine i gestori. Sono in 7 dietro al banco. Troppo facile capire come è andata. E’ una famiglia del Sud ad avere rilevato l’attività e ci hanno messo tutta l’allegra brigata: figlio caposala, figlia a far di conto, cugina a servire, zia a far tutto e far niente, zio a spinare, papà a controllare che nessuno distrugga il locale, una sassolese a organizzare tutto perché qualcuno che parli correntemente italiano può far comodo, e mammà a casa che qualcuno bisogna pur che lavi e stiri per la manovalanza.
Ma dove cazzo sono capitato? L’unica cosa che manca qui dentro sono le troie.

“Da come siamo vestiti io e te, a noi probabilmente ci hanno scambiato per due agenti in borghese, Zé”.
Forse ha ragione Dom. Chissà che idea si son fatti loro di noi. In fondo come questa gente è strana per me, io devo per forza essere strano per loro, siamo troppo diversi tra noi. Staranno davvero pensando che siamo della Digos. Dom è cattivissimo, mentre io mi presento con un capello rasato, una giacchettina di pelle nera, lo sguardo attento, e un foulard casual da vero infiltrato.
Un agente della Digos nostrano e ben vestito, ma pur sempre uno sbirro. Mi convinco che se andassi da un cliente qualsiasi ed esibissi velocemente la mia carta d’identità dicendo:”Digos, favorisca i documenti”, i casi sarebbero due: o l’immediata esecuzione dell’ordine senza nemmeno accertarsi che io abbia mostrato un distintivo vero e proprio, o la fuga a gambe levate del cliente stesso.
Fatto sta che se ai loro occhi passo per uno della Digos, forse l’impressione che io ho di loro è -a ben guardare- migliore di quella che loro hanno di me.

Sono passati cinque minuti. E’ ora di controllare se le sigarette che ho mirato sono ancora lì. Usciamo. Sì, sono ancora lì. Ci guardiamo con circospezione e glie ne facciamo su 2 pronti via.
Ci sediamo sul divano a gustarci il furto. Ora mi vendico, dannata Maura Pacifico, lo so che quella volta, in quarta Liceo, che lasciai le sigarette sotto il banco e trovai solo il pacchetto vuoto eri stata tu, l’ho sempre saputo. Adesso so anche io come è fumare con il furto, maledetta.
Nessun possibile proprietario si fa avanti.
Nessuno ci rimprovera.
Nessuno ci minaccia in lingue incomprensibili.
Torniamo dentro, raccontiamo del fatto ad una nostra amica.
Usciamo un’altra volta, ne favoriamo una anche a lei.

Ormai è passata quasi un’ora da quando stiamo giocando a “incula le paglie al fesso”.
S’avvicina il portoricano, parla con Dom.
“Questo è il mio pacchetto. Me lo sono dimenticato qui. Non credevo di ritrovarlo pieno. Non credevo proprio di ritrovarlo”. Dom, per non sapere né leggere né scrivere, dice che non sa niente, che lui non fuma. Cavva è dietro al portoricano, che portoricano non è, sarà un rumeno lampadato, e ride, attento che lo zingaro non lo veda. Io ascolto tutto con finto disinteresse, ma un po’ mi cago sotto.
Questo adesso ci ammazza.
E’ impossibile che non ci abbia visto.
Le volte che siamo usciti era fuori dall’antro con Kurt, a parlare, deve averci visto per forza.
Pace, non ci ha detto niente.
Ma del resto -scemo io- non gli conviene attaccare briga con due della Digos.

“Che cos’è il genio? E’ fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione.”



“Scusa, non è che me ne daresti una che sono rimasto senza?”

Finito il concerto siamo scappati. Senza arrestare nessuno.
Stavano passando “Bad Romance” (nomen omen) di Lady Gaga, la più degna conclusione di una serata così.
Il vecchio brizzolato stava ballando sul tavolo. Fossi stato ubriaco lo avrei raggiunto in postazione e lo avrei mandato via infartuato, senza alcuna pietà di censo o di anzianità. Da bariago i cubi sono tutti miei. Li posso lasciare giusto a Berta, ma sabato ero sobrio, non avevo istinti di auto-indecenza.
Il portoricano stava fumando le sue Marlboro, a breve distanza dal compagno riccioluto. Chissà dove è stato in quell’ora in cui io ho fatto la punta alla sue sigarette, chissà, sarebbe curioso saperlo.
I poveri bimbini erano ancora svegli e probabilmente non cresceranno mai se non nell’illegalità.
I ragazzini della band, dopo aver preso dei “vaffanculo, cresci!” dalle donne del locale, ci stavano provando come disperati con le rispettive pari età, non sapendo che gareggiavano solamente per il secondo posto dato che quella bestia di Kurt era ancora in giro.

3 commenti:

Emanuel Gavioli ha detto...

Divertente.
Ma cazzo, dimmi almeno che locale è! Io potrei trovarmi da Dio lì in mezzo.
Comunque siete stati proprio degli sbandati. Le sigarette si prendono e basta senza stare a pensarci troppo! Marlboro rosse poi! Non si fanno i furti a metà! Non ha senso.
Dom è inaffidabile, si è lavato da ogni responsabilità subito! Che tipo!

Uno di questi giorni mi portate con voi? Però voglio anche Cavani, il suo charme fuso al mio potrebbe dar vita a qualcosa di epico.

Fatevi da parte agenti.

Zuzù ha detto...

Ti dico che a Sassuolo, dalle parti dell’autoporto. Bello, vero, lì? Io ci devo andare un giorno sì e uno anche, ci si potrebbe scrivere dei trattati di bruttezza su quel quartiere. Hai capito, dai, che pub è.
Cavani mi ha detto che ha paura di te.

Emanuel Gavioli ha detto...

A più di un anno di distanza, Cavani non ha più paura di me.

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