31 pezzi, un numero abbastanza ignorante.
12 voci maschili, 10 femminili, 8 brani strumentali/elettronici ed una canzone degli Avalanches che, si sa, danno tre giri di campo più o meno a tutti (io a volte penso che non esistano veramente).
A referto.
Cosmonauts di Fiona Apple vale da sola tutti gli ascolti del 2020: non una canzone ma un trattato/compendio di musica classica e contemporanea. Tra parentesi: insuonabile ma del resto la musica, quella fatta con usta, è piena di equazioni che non si verificano.
Ben due pezzi delle bravissime ma bruttissime Haim: il cui album è per me, alla fine del film, il migliore dell'anno.
Di Phoebe Bridgers (che non è quella di Friends, ossia la Phoebe di Gatto Rognoso bel gattone) tutti dicono un gran bene, idem, m'accodo. È stata la prima cosa che ho ascoltato nelle ferie estive e mi ha riappacificato col mondo, quasi riducesse ogni senso di incombenza verso le urgenze
Taylor Swift è la beloved di Sir Paul McCartney e ci sarà un motivo; Grimes è la compagna di Elon Musk e ci sarà un motivo.
Tra le dodici canzoni maschili c'è un po' di stuff pre-brexit con origine preferenziale di Manchester (sono i Courteeners a dare il nome alla raccolta) ed esportatori autorizzati di Dublino e Overseas (leggansi gli irlandesi Fontaines D.C. e il canadese The Weekend).
Mi ritrovo stranamente legato ad un pezzo degli Stone Temple Pilots, scoperto per caso tra le reviews di Pitchfork e riscoperto poi una tranquilla sera di Settembre nel ristorante di un bagno a Pinarella. Lucine calde, ospitalità romagnola, pesce pidaza e Fare Thee Well in sottofondo. Insomma nell'ascoltarla ho sempre avuto l'impressione di appoggiare il culo nel burro.
E poi la splendida chitarra del nume tutelare Ben Harper detto Bruce, corde aperte e slide come specialità della casa, il forte ritorno dello shoegaze con i Doves (la voce baritonale del tizio è spettacolare), e le atmosfere di Thys & Amon Tobin che nessuno sa chi siano ma ogni tanto, per la legge di tutti i grandi numeri, ci pigliano pure gli algoritmi di Spotify.
Sta sempre bene nominare Trent Reznor e Atticus Ross perché con la loro Hope We Can Again sembra quasi abbiano profetizzato e sintetizzato le vicende di quest'anno. Nutro sempre un vivo interesse per i NIN, voglio sapere come procedono le loro battaglie perse perchè per tanto, troppo tempo, sono stati la dimostrazione che i vincenti non sanno cosa si perdono.
Per il made in Italy svettano Adieu e Mistica, le due favorite e i due un po' karaoke e un po' singalong della Benedina. Se Dente mi sembra il solito poeta sbalestrato ma dolce, Brondi merita una menzione speciale, dà l'idea che chi scrive musica sia una persona buona, di buon cuore. In un mondo e in un tempo in cui la tensione è sempre al massimo, anche solo riconoscere l'ovvio, ossia che pensieri semplici di bene e affetti possano essere profondi e terapeutici, non è per niente scontato.
Lo so, pizzica il naso perché è forse il primo anno, da tempo memorabile, in cui non c'è niente dei fratelli Gallagher ma penso che con il live Down By The River Thames, Liam abbia mandato a catechismo tutti, per l'ennesima volta.
Accendo i pelletz di Casemurate, prendo a covare l'Agnesa bimba pesa e lancio, forse per l'ultima volta, la seleccion del 2020.
P.S. Non fosse per questo post, in verità molto scarno, sarebbe stato il primo anno senza articoli per l'Indie Open Bar 1981.