Subito due nota bene.
1) Linkato alla citazione di Emily Bronte si trova uno straordinario pezzo dei Lali Puna, buttato lì come fosse un carico di traverso ma che, fondamentalmente, risulta essere abbastanza in purezza rispetto al tema dell'articolo.
2) Da quando la piattaforma blogger incorpora la prima foto postata sull'articolo, ho lungamente pensato a quale inserire. Alla fine ha prevalso la scelta che tra me e me condividevo meno, ossia questo insieme di caramelle di Tiger, un po' perché questa catena danese diventerà presto un fenomeno di massa mega-virale, una sorta di Ikea in piccolo, e un po' perché, come va di moda dire ora, trattasi di una foto segnante. Cercherò di spiegarne le ragioni.
Avrei dovuto proseguire con il secondo capitolo di “Fix the Karma” ma -timili timilera- non ho mai avuto un momento, per cui mi son ritrovato costretto, mio malgrado, a congedarmi dal Volume 1 e a prendere ulteriori distanze dal Volume 2.
2) Da quando la piattaforma blogger incorpora la prima foto postata sull'articolo, ho lungamente pensato a quale inserire. Alla fine ha prevalso la scelta che tra me e me condividevo meno, ossia questo insieme di caramelle di Tiger, un po' perché questa catena danese diventerà presto un fenomeno di massa mega-virale, una sorta di Ikea in piccolo, e un po' perché, come va di moda dire ora, trattasi di una foto segnante. Cercherò di spiegarne le ragioni.
Avrei dovuto proseguire con il secondo capitolo di “Fix the Karma” ma -timili timilera- non ho mai avuto un momento, per cui mi son ritrovato costretto, mio malgrado, a congedarmi dal Volume 1 e a prendere ulteriori distanze dal Volume 2.
In verità m’era pure balenata in testa l’idea di salutare il blog, anche perché accomiatarsi possiede sempre un certo fascino, è come quando Podolski segna un gol che non ha alcun senso durante la sua ultima partita in nazionale e, tra tutte le amichevoli che potevano essere in tabellone, proprio in quella contro l’Inghilterra. Che se proprio avessi potuto scegliere una fine del film più bella non avrei saputo per quale altra optare.
Tuttavia in questo intervallo di spazio e di tempo son riuscito a isolare e a poi a riempire quella che a me piace definire un’intercapedine di ragionamento, o di ragionamenti.
Nei pochi attimi in cui mi sono staccato dalla realtà, sempre più assorbente e abrasiva, ho appuntato sul mio taccuino giallo-diarrea, comprato nell'unica libreria degna di questo nome presente a Pavulo n/F, alcune riflessioni spurie e spaiate tra loro che, al termine delle pagine, ho deciso di riepilogare in un unico articolo e intitolarlo proprio così:”Intercapedine”, che suonerebbe bene anche se fosse il titolo di una canzone, o di una raccolta di pezzi che da qualche immaginifica parte hanno un filo che li lega ma che non è nemmeno così evidente né tangibile.
Si tratta per lo più di pensieri troppo profondi per diventare stati di facebook ma anche troppo elaborati perché siano abbandonati a loro stessi e vengano esclusivamente rubricati sul blocco note.
Si tratta per lo più di pensieri troppo profondi per diventare stati di facebook ma anche troppo elaborati perché siano abbandonati a loro stessi e vengano esclusivamente rubricati sul blocco note.
John Lennon diceva che la vita è ciò che ci succede mentre si è impegnati a fare altri programmi. Io credo piuttosto due cose, ossia che la vita sia fatta di Piani B e che sia come un film di Federico Fellini, ossia senza tempi morti.
Ë difficile comprendere quanto Fellini abbia spiegato il Fascismo, cioè vent'anni d'Italia, al mondo. E quando dico "d'Italia" postulo "di Emilia-Romagna".
Parentesi musicale
Due parole sul nuovo disco ep degli Spartiti, evoluzione 2.0 degli Offlaga Discopax.
Non so cosa sia ma, a differenza degli ODP, c’è qualcosa per cui è piacevole riascoltare il music telling, anche quando non è coinvolgente come una canzone orecchiabile di cui ci siamo innamorati, e manchi, quasi completamente, una logica strutturale che sia possibile indovinare o seguire. È come se fosse sempre tutto uguale ma anche diverso.
Son convinto non superi la stagione, inteso come portata di novità (e anche, come dice Checco, che non si spinga oltre la dorsale Reggio-Modena-Bologna), ma sono presenti alcuni spunti degni di Kappler e/o Robespierre.
La cover dei Massimo Volume è poesia allo stato superiore. Io ho sempre faticato a far entrare nelle mie corde le parole di Emidio Clementi ma "Qualcosa sulla Vita" è un insieme di slices of life che raccontano perfettamente senza bisogno di descrivere, quasi che uno potesse rendere poetico (ed è quello che in effetti accade), che ne so, anche il freddo resoconto di un trasloco.
Il suono, in surround, è magnetico, tiene lì neanche fosse la coda infinita di un loop di Apparat.
Non so cosa sia ma, a differenza degli ODP, c’è qualcosa per cui è piacevole riascoltare il music telling, anche quando non è coinvolgente come una canzone orecchiabile di cui ci siamo innamorati, e manchi, quasi completamente, una logica strutturale che sia possibile indovinare o seguire. È come se fosse sempre tutto uguale ma anche diverso.
Son convinto non superi la stagione, inteso come portata di novità (e anche, come dice Checco, che non si spinga oltre la dorsale Reggio-Modena-Bologna), ma sono presenti alcuni spunti degni di Kappler e/o Robespierre.
La cover dei Massimo Volume è poesia allo stato superiore. Io ho sempre faticato a far entrare nelle mie corde le parole di Emidio Clementi ma "Qualcosa sulla Vita" è un insieme di slices of life che raccontano perfettamente senza bisogno di descrivere, quasi che uno potesse rendere poetico (ed è quello che in effetti accade), che ne so, anche il freddo resoconto di un trasloco.
Il suono, in surround, è magnetico, tiene lì neanche fosse la coda infinita di un loop di Apparat.
Sant’Antonio, 08/01/17 - Dell’assurda proporzionalità del tempo del sogno.
Ognuno di noi potrebbe aver qualcosa da dire sui sogni e sulla loro natura, ed ognuno di noi direbbe qualcosa di condivisibile, per cui diventa difficile interpretare logiche che non siano già state prese in esame. A me quel che ha colpito, specie del mio ultimo sogno (del quale preferisco non entrare nel merito), è stata la tanto assurda quanto precisa dilatazione temporale. Non ho la benché minima idea di quanto abbia sognato ma il “quando” è stato un periodo lunghissimo, contratto e sospeso, come se in quella fase rem si fossero alternate esperienze di vita che, dal vero, avrebbero richiesto anni. Come se non bastasse, è stata la scaturigine di prese di coscienza a impressionarmi, il rendermi conto dell’evoluzione delle situazioni sognate, le cognizioni provate di volta in volta, più reali di un reale mai vissuto se non per interposta persona. Infine, assolutamente non ultimo per importanza, il raggiungimento di un idem-sentire con chi il mio sogno lo aveva vissuto veramente, l’elaborazione di un giudizio apparentemente lucido ma fondato sull’inconscio, in cui si rarefacevano le differenze con l’esistenza autentica. Che se uno ci pensa, non solo non ci può credere: non ha proprio alcun senso.
Estense, 12/01/17 - Dell’analisi della sconfitta.
È la consapevolezza, la cosa più importante. Finché si è convinti di raggiungere un obiettivo, ci si crede, si cova e si alimenta la speranza. Quando però le cose non cambiano occorre rendersene conto, ammettere la sconfitta, riconoscere d’aver perso. Sembra retorica, paiono secchi di parole vuote ma non c’è nulla di più significativo, e non tanto perché dopo si stia meglio, ma perché ragionando in questo modo si sta meno peggio. A livello karmico è come vincere: è l’unica cosa che conta.
Leverkusen (complemento di stato in luogo figurato), 18/01/17 - Appunti sparsi.
Vivere a Sant’Antonio deve essere un po’ come aver vissuto a Leverkusen nei gloriosi ma grigi tempi dell’ascesa Bayer, ossia in una città dormitorio. Partire il lunedì mattina e tornare il venerdì sera, perché è questa l’idea, quasi le sere feriali non esistessero, come se la settimana fosse un ponte tra i week-end. E la distanza ammazza, è corrosiva, t’allontana, anche mentalmente, dalla sensazione di serenità.
Lokomotiv Club, Bologna, 21/01/17 - Motta.
Concerto di Francesco Motta al Lokomotiv, che come dice mio padre:"Solo a Bologna può esserci un locale che si chiama così, magari è anche vicino a Via Stalingrado... e n'd'al dòmelaederset n'è mia pusebel", scuote la testa, giù il sipario.
Comunque fin qui niente di strano, il fatto è che sono entrato con la giacca, l'ho lasciata nel guardaroba e la sono andato a riprendere due canzoni prima della fine per paura della fila (c'è chi lo ha fatto una prima, ndr...).Il tutto un po' milanese imbruttito un po' vdm, e dire che m'ero pure fatto la barba e messo una felpa col cappuccio per sembrare più giovane.
Siamo ben oltre la fine dei vent'anni.
A proposito di Motta: deve solo decidere cosa vuole diventare da grande.
Vivere a Sant’Antonio deve essere un po’ come aver vissuto a Leverkusen nei gloriosi ma grigi tempi dell’ascesa Bayer, ossia in una città dormitorio. Partire il lunedì mattina e tornare il venerdì sera, perché è questa l’idea, quasi le sere feriali non esistessero, come se la settimana fosse un ponte tra i week-end. E la distanza ammazza, è corrosiva, t’allontana, anche mentalmente, dalla sensazione di serenità.
Lokomotiv Club, Bologna, 21/01/17 - Motta.
Concerto di Francesco Motta al Lokomotiv, che come dice mio padre:"Solo a Bologna può esserci un locale che si chiama così, magari è anche vicino a Via Stalingrado... e n'd'al dòmelaederset n'è mia pusebel", scuote la testa, giù il sipario.
Comunque fin qui niente di strano, il fatto è che sono entrato con la giacca, l'ho lasciata nel guardaroba e la sono andato a riprendere due canzoni prima della fine per paura della fila (c'è chi lo ha fatto una prima, ndr...).Il tutto un po' milanese imbruttito un po' vdm, e dire che m'ero pure fatto la barba e messo una felpa col cappuccio per sembrare più giovane.
Siamo ben oltre la fine dei vent'anni.
A proposito di Motta: deve solo decidere cosa vuole diventare da grande.
Sant’Antonio, 13/02/17 – La percezione del prima e del dopo.
Come una persona entra nella tua vita, aggiungendosi e spostando gli equilibri, com’era diverso quando non c’era, dimenticare quale fosse il significato di normalità e trovarne uno nuovo, fare proprio il concetto di “rapporto ombelicale”, del motto latino:”Ubi maior minor cessat” ma, soprattutto, della parola "Wonderwall".
Come una persona entra nella tua vita, aggiungendosi e spostando gli equilibri, com’era diverso quando non c’era, dimenticare quale fosse il significato di normalità e trovarne uno nuovo, fare proprio il concetto di “rapporto ombelicale”, del motto latino:”Ubi maior minor cessat” ma, soprattutto, della parola "Wonderwall".
Spezzangeles, 15/02/17 - Nuove persone giuridiche
Dovessi rinominare il blog lo chiamerei “Mente Locale”, probabilmente tutto attaccato. Primo perché mi piace come modo di dire, e secondo perché, fondamentalmente, non è né più né meno di quello che sono, ossia una mente locale, qualcuno che s’atteggia a pensatore ma pur sempre ancorato alle piccole cose del mondo. Inoltre potrei anche aggiungervi una ragione sociale, tipo GmbH, che suona bene. Mentelocale GmbH, non male!
A tal proposito, riporto uno sketch divertente che non vorrei mai andasse perso:
Z:"Ile, in azienda fanno dei corsi di lingue, pensavo di fare quello di tedesco".
I:"Ma tu non sai niente di tedesco!"
(Parliamone, sapere correttamente pronunciare Borussia Moenchengladbach mi dà automaticamente lo ius soli)
Z:"Beh, io intanto so cosa significa GmbH e come si pronuncia. Ghembeah, un po' come se lo dicesse Antonio Conte".
I:"Ah beh, anche io so cos'è la GmbH, ci ho preso un sacco di cose, anche i giochi da spiaggia della Benny li ho presi dalla GmbH. Anche gli yogurt che mangi al mattino sono GmbH. Fanno tutto! ".
Z, tra il sorpreso e il divertito:"Ah sì, e per cosa starebbe GmbH?"
I:"Ma è tipo dire Amazon, è tutto GmbH".
Z:"Peccato solo che GmbH sia una sigla e sia come da noi SPA o SRL".
I:"Ah".
Dovessi rinominare il blog lo chiamerei “Mente Locale”, probabilmente tutto attaccato. Primo perché mi piace come modo di dire, e secondo perché, fondamentalmente, non è né più né meno di quello che sono, ossia una mente locale, qualcuno che s’atteggia a pensatore ma pur sempre ancorato alle piccole cose del mondo. Inoltre potrei anche aggiungervi una ragione sociale, tipo GmbH, che suona bene. Mentelocale GmbH, non male!
A tal proposito, riporto uno sketch divertente che non vorrei mai andasse perso:
Z:"Ile, in azienda fanno dei corsi di lingue, pensavo di fare quello di tedesco".
I:"Ma tu non sai niente di tedesco!"
(Parliamone, sapere correttamente pronunciare Borussia Moenchengladbach mi dà automaticamente lo ius soli)
Z:"Beh, io intanto so cosa significa GmbH e come si pronuncia. Ghembeah, un po' come se lo dicesse Antonio Conte".
I:"Ah beh, anche io so cos'è la GmbH, ci ho preso un sacco di cose, anche i giochi da spiaggia della Benny li ho presi dalla GmbH. Anche gli yogurt che mangi al mattino sono GmbH. Fanno tutto! ".
Z, tra il sorpreso e il divertito:"Ah sì, e per cosa starebbe GmbH?"
I:"Ma è tipo dire Amazon, è tutto GmbH".
Z:"Peccato solo che GmbH sia una sigla e sia come da noi SPA o SRL".
I:"Ah".
Parentesi seriale
Tra le serie che fanno la differenza, segnaliamo e mettiamo agli atti Narcos.
“Am I making myself clear?”
Tra le serie che fanno la differenza, segnaliamo e mettiamo agli atti Narcos.
“Loud’n’clear”.
Fuori Orario, Stazione di Taneto di Gattatico, 17/02/17 - Ineluttabile.
Premessa: mi faceva troppo ridere Berta quando lo chiamava Gatteto di Tanatico. Comunque sia, ci sono vari modi per etichettarsi nella categoria “Vecchi di merda”. E non parlo solo dell’utilizzare il tesserino sanitario prevalentemente in farmacia anziché all’automatico delle sigarette ma anche, e soprattutto, dell’andare ai concerti delle band che si ascoltavano in gioventù, nemmeno si cercasse ora di ripristinare e riportare in auge stagioni fatte e finite, rifascicolare pratiche archiviate e tralasciate. Ciò che più mi ha bonariamente sconvolto è stato vedere ballare moglie e figlia (presumibilmente) di Godano, che uno certi miti se li è sempre immaginati irraggiungibili e maledetti, ed invece mettono su famiglia come tutti, pagano le bollette come tutti, hanno una vita privata come tutti. A differenza di tutti, però, hanno scritto “Ineluttabile” e questo, di per sé, basta a renderli ancora un passo avanti al 99% della popolazione mondiale.
Premessa: mi faceva troppo ridere Berta quando lo chiamava Gatteto di Tanatico. Comunque sia, ci sono vari modi per etichettarsi nella categoria “Vecchi di merda”. E non parlo solo dell’utilizzare il tesserino sanitario prevalentemente in farmacia anziché all’automatico delle sigarette ma anche, e soprattutto, dell’andare ai concerti delle band che si ascoltavano in gioventù, nemmeno si cercasse ora di ripristinare e riportare in auge stagioni fatte e finite, rifascicolare pratiche archiviate e tralasciate. Ciò che più mi ha bonariamente sconvolto è stato vedere ballare moglie e figlia (presumibilmente) di Godano, che uno certi miti se li è sempre immaginati irraggiungibili e maledetti, ed invece mettono su famiglia come tutti, pagano le bollette come tutti, hanno una vita privata come tutti. A differenza di tutti, però, hanno scritto “Ineluttabile” e questo, di per sé, basta a renderli ancora un passo avanti al 99% della popolazione mondiale.
Maranello, 18/02/17 - Della scomparsa della bici elettrica di Claudio Ricchi.
Sì, nel frattempo io e Luca abbiamo anche imbottigliato il Bonarda di Charlie
Sant’Antonio, 19/02/17 - Dell’assurda proporzionalità del tempo del sogno Vol.2.
Recentemente ho un’attività onirica decisamente intensa. Stanotte so d’aver sognato qualcosa di orribile anche se non ricordo niente, pochissimo il contesto, figurarsi i dettagli. Ho avvertito uno strano sentore, come se mi sentissi in colpa dell’aver fatto qualcosa di sbagliato pur non avendo toccato mestiere. In fondo era tutto vero e allo stesso tempo non lo era affatto. Allora mi sono chiesto se, al di là della realtà della cosa, il non-ricordo fosse un attenuante e desse legittimità a qualcosa di orrendo. O forse, più verosimilmente, l’imbottigliamento da Luca e le birre con Santu & Freddy avevano fatto un gioco tutto loro.
Sant’Antonio, 19/02/17 - Aggiunta.
La verità è sempre interessante. Ci si trova spesso in imbarazzo a rispondere a domande davanti alle quali si teme di replicare con banalità e/o scontatezza. Be’, dire la verità è la migliore risposta possibile.
Estense, 20/02/17 - Appunti sparsi.
In macchina ho tempo per pensare, specie quando la frequenza di Radio 3 se ne va affanculo. Mi viene in mente Malalbergo, uno dei domicili simbolicamente eletti dalla mia testa, così come Magnavacca. Da qualche parte devo aver letto (e ritrovare la fonte sarebbe anche utile ma viviamo nei tempi della post-verità e delle fake news, chissenefotte di ciò che è vero e ciò che non lo è) che leggenda narra che l’etimologia del nome derivasse da un malfamato alloggio per i viandanti che da Bologna si instradavano verso Ferrara e viceversa.
Figo, fine a sé stesso, ma figo: un argomento che potrebbe interessare sì e no a Vantin. Magnavacca, invece, vasta area lagunare salmastra nei dintorni di Porto Garibaldi, deve invece il suo insolito e curioso nome alla contrazione di due parole di origine latina:”Magnum Vacuum”, ossia il grande vuoto di terra della parte centrali di quelle valli.
Modena, 21/02/17. Il mio capolavoro.
È il primo giorno di sole, Irene.
Quando le luci la sera sono porpora, cenere in debito a braci senza fine.
Disincanto che viene, magia che svanisce tra-monti sfumati a Occidente.
Spezzangeles, 22/02/17.
Credo, anzi, devo credere che i migliori non abbiano paura di chiedere scusa, né di quante volte farlo. Sanno, presumono o sperano di essere così abili e capaci che un errore non solo possa pregiudicarli ma che ne accresca il valore intrinseco.
Estense, 26/02/17.
Il viaggio casa-lavoro sta diventando una prigionia, sposta ogni pensiero e lo appesantisce, tant’è che ogni week-end diviene una conquista da ottenere con sacrificio, non è un di-più ma una confort-zone mentale. Anche sapere che s’andrà via per il fine settimana non è di conforto, o meglio, passa in secondo piano rispetto al fatto che si dovrà percorrere l’Estense sia all’andata che al ritorno anche per trascorrere un po’ di tempo via. Non c’è nulla di peggio di un percorso obbligato che non può essere derogato e che rischia di trasformarsi in un lunghissimo loop.
Il viaggio casa-lavoro sta diventando una prigionia, sposta ogni pensiero e lo appesantisce, tant’è che ogni week-end diviene una conquista da ottenere con sacrificio, non è un di-più ma una confort-zone mentale. Anche sapere che s’andrà via per il fine settimana non è di conforto, o meglio, passa in secondo piano rispetto al fatto che si dovrà percorrere l’Estense sia all’andata che al ritorno anche per trascorrere un po’ di tempo via. Non c’è nulla di peggio di un percorso obbligato che non può essere derogato e che rischia di trasformarsi in un lunghissimo loop.
Spezzangeles, 28/02/17 - Della vestizione.
Credo che un fortissimo elemento di disagio, mai avvertito prima, sia che non abbia più vestiti da indossare né la voglia di andarli a cercare. Avrò quattro paia di pantaloni in croce, tre polo che puzzano dopo nemmeno dieci minuti che le ho addosso e le camicie cominciano ad essere vecchie e lise. Il guaio è che non ho nemmeno la voglia di uscire, data la pena di provare nuovi capi, fermarmi in negozi, girare il paese. Fortunatamente esistono gli shop on-line di Jack & Jones.
Sant’Antonio, 01/03/17 - Due anni da Carpiff.
Zuckerberg ha avuto una buona idea con la storia dei ricordi su Facebook. Per fortuna però che anche io ho conservato foto e recensioni.
Qui si trova ancora il riepilogo dei fatti
Sant’Antonio, 01/03/17 - Della Scomparsa di Will Byers
Dopo qualche tempo ho compilato una selezione di pezzi da ascoltare nel viaggio verso la Riviera, fissato per il prossimo week-end. Direi proprio di aver fatto un bel lavoro. Di seguito la track-list, un misto di canzoni pescate dagli estemporanei consigli di Lioy, dalla raccolta dei migliori brani del 2016 secondo il parere di #bertalife e qualche intuizione personale.
Un nota bene riguardo Low-Flying Panic Attack, la compila realizzata da Berta con le top trax dell’anno bisesto appena passato. Difficilissima ma completissima. L’ho ascoltata e riascoltata davvero tante volte, come mai m’era accaduto per le sue selezioni precedenti. È come se fosse divisa in tre macro-aree di ascolto.
La prima è molto cupa e sofferente, in una parola: tetra.
La seconda è maggiormente votata all’ignoranza, vince l’idea di cedere a qualche guilty pleasure e lasciarsi andare a qualcosa che anni fa il più grande nutrizionista del Distretto Ceramico avrebbe bannato senza se e senza ma.
Infine la terza è disegnata da spaccati allegri e spensierati, a tratti completamente destrutturati, altre volte selvaggi.
La prima è molto cupa e sofferente, in una parola: tetra.
La seconda è maggiormente votata all’ignoranza, vince l’idea di cedere a qualche guilty pleasure e lasciarsi andare a qualcosa che anni fa il più grande nutrizionista del Distretto Ceramico avrebbe bannato senza se e senza ma.
Infine la terza è disegnata da spaccati allegri e spensierati, a tratti completamente destrutturati, altre volte selvaggi.
06/03/17, Spezzangeles - Clima avvelenato.
Devo far uscire il male che ho dentro, sputare via il veleno e allo stesso tempo rimanere lucido. Il lavoro dev’essere la parentesi e non il discorso.
Tanto per rimanere in tema, sebbene si tratti di una delle band che non andrò mai a sentire né in cui vorrei proprio imbattermi (i Negrita, ndr) le riconosco il non trascurabile merito di aver registrato una canzone passata in cavalleria, intitolata “Veleno”, della quale ho sempre a mente un inciso del testo:”Il mio karma traballa e piscio spesso di fuori”.
A tal proposito mi rendo sempre più conto di quanto sia importante non perdere di vista le amicizie che più contano, trovare sempre una sera per rivedere gli amici e i compagni fidati di una vita, ascoltare le loro storie, intuire i loro stati d’animo, variare un po’ sul tema, capacitarsi che il tempo è una variabile balorda perché per quanto il peso principale sia dedicato al lavoro, quello specifico rimane una prerogativa d’affetto, e poco ne importa la durata. E quindi va benissimo incontrare Fonzie che mi parla della sua passione con le Polaroid, andare a cena con Gav, Baiso e Mario, un’improvvisa pizzata a casa Morini con le famiglie dei padri sbronzi, un aperitivo a Formigine con i Montecchi, un whatsapp con Cato, il classico treno di birre con Santu e Freddy al Bar Bruschi, i pranzi con i Linea di Rottura, Chè e Kiki, sentire Cavani che mi suona sulla circonvalla di Fiorano.
07/03/17, Periferia di pensiero - Coda.
"If you worry, you suffer twice" (Cit. Newt Scamander)
07/03/17, Periferia di pensiero - Coda.
"If you worry, you suffer twice" (Cit. Newt Scamander)
08/03/17, Sant’Antonio - Dell'assorbimento lavorativo.
I sentimenti sono troppo spesso figli della contingenze, per esempio il sapere di andare al mare nel week-end. Ogni domenica, da quando abbiamo riscattato lo smart-box con scadenza bruciante, ci penso perché ne patisco voglia. È un insieme di cose, il riconoscere una sorta di gabbia nelle mura di casa, il sapere che andare via, staccare un po’, fa bene a tutti perché contribuisce a creare ricordi ad incrementare la memoria delle sensazioni, la volontà di non trincerarsi sempre nello stesso posto e avvertire l’idea di restare indietro sulle tappe vitali altrui.
Eppure l’emozione durante la settimana è contrastante, è l’esatto opposto di quella vissuta di domenica. Non riesco a figurarmi positivamente la fuga dalla città e so anche di sbagliare, di dover tenere a mente cosa penserò nei days-off ma faccio incredibilmente fatica, è come se fosse uno stress-test di cinque giorni.
11-12/03/17 - Gradara, Pesaro, Bellaria Igea Marina, Riccione.
È una giornata splendida, al sole si sta bebe e non c'è nessuno in giro.
Probabilmente la gente non s'aspettava che all'inizio di Marzo si stesse già così bene. Buon per noi!
Come supponevo, andare al mare fa bene, è sempre una risposta anche quando la domanda è malposta o non lo è proprio, significa provare a cambiare la trama della storia quando questa sta languendo. È chiaro che non si sia più solo in due e che questo pregiudichi la mia arcinota ansia. Tuttavia levarsi di torno permette di riacquistare la padronanza di sé stessi e un ritrovamento di serenità; la preoccupazione che la bimba sia ok fa parte del gioco, è part of the queue o, meglio, il beginning della queue, ma va affrontato con serenità.
Certe cose vanno fatte, solamente dopo ci si rende conto del peccato che non siano state più regolari. Il problema, il solo e solito problema, è che fare la stessa strada tutti i santi giorni, ossia l’Estense, mi incattivisce l’animo, dovrei non pensarci ma è difficile asciugare la quotidianità dei problemi circostanziali e del presente.
La gita fuori porta in Riviera è stata una riacquisizione di esistenza, anche perché, mi sono accorto, che passare a Sant’Antonio ogni maledetto week-end, fare le stesse cose l’è al pez dal pez.
Mi è tornato in mente Merano, la giovane tradizione meraner che da due anni si rinnova: ciò che conta, quando si va via, è lasciar fuori ogni altro pensiero. Chissà se la piccola si ricorderà di queste trasferte o se glie le dovremo raccontare. Non credo, anche se sarebbe bello.
Nessuno in questa foto.
Mi è tornato in mente Merano, la giovane tradizione meraner che da due anni si rinnova: ciò che conta, quando si va via, è lasciar fuori ogni altro pensiero. Chissà se la piccola si ricorderà di queste trasferte o se glie le dovremo raccontare. Non credo, anche se sarebbe bello.
Nessuno in questa foto.
M’è capitato di vedere l’intervista di Fabio Capello ad un stranamente simpatico Zlatan Ibrahimovic. Quest’ultimo raccontava che da quando ha figli ha meno tempo per dedicarsi al vandalismo e alla guerriglia urbana. Nel suo italiano “ricordato” e raffazzonato se n’è uscito con una frase che m’è rimasta nella cabeza e che voglio far mia per le prossime ed eventuali occasioni, ovvero che avere figli è “come vedere la tua vita che si ripete”, come vedere “vite ripetute”. È paradossale come certi concetti si esprimano meglio quando non se ne afferra la grammatica ma ne è più che sufficiente il senso.
Comunque sia, le piace girare, le piace stare insieme ad altre persone, vedere altre bambine ed altri bambini, si stanca così tanto di guardare che s’addormenta in piedi. È una grazia di Dio: come ho letto in tante agende nelle chiese in giro, P.G.R..
#canesten #goldoni #tiger #pozzimaipiù #dellascomparsadiwillbyers #cappelletti&sangiovese #tradizione #lapiadinapiùbuonadelmondolafannoaRiccione #MessaadAlbaasusual
14/03/17, Spezzangeles - Trainspotting e il consumismo.
Be’, alla fine ho comprato i vestiti per corrispondenza da Jack & Jones. Le tag-lines “Rebranding” e “Rethinking” mi hanno convinto in un amen. La prima perché lo sta facendo anche l’azienda per cui lavoro; la seconda perché il verbo “rethink” l’ho sentito pronunciare da Noel Gallagher e niente di ciò che viene da lui è male. Una volta provati, donna Ilenia ha sentenziato:”Ti ringiovanisce”. Mi sono allora ricordato della gita a Vienna in V Liceo, di quando per ruffianeria una nostra compagna di classe disse lo stesso alla Professoressa Galassi:”È vestita in maniera molto giovanile”. Quest’ultima le rispose che rivolgere un complimento del genere ad una signora di una certa età fosse la cosa peggiore da fare.
15/03/17, Maranello. Delle parole "facile" e "felice".
È proprio vero che finché non s’affrontano certi argomenti, sembra che non siano da nessuna parte, che non esistano, che nessuno ne parli. Basta però imbattercisi una sola volta perché poi sembrino apparire e tornare ovunque: ed è così che si concentra sui figli, si leggono i giornali che trattano i peggiori temi di attualità e non rimane altro che augurarsi che, se proprio non possano avere una vita facile, almeno sia felice. E nello scriverlo, così come nell’averlo pensato, mi sono soffermato sulla marginale differenza che passa tra questi due aggettivi: cambia una vocale ed un ordine interno di lettere, eppure il significato, non per forza opposto, muta radicalmente.
16/03/17, Sant’Antonio.
È sempre bello svegliarsi alle 6.00 del mattino per aver tempo di scrivere e poi ritrovarsi a passare tra quarti d’ora in bagno a cagare. E poi, alle 6.45, tirarsi le dita davanti al computer che non s’accende.
18/03/17, Sant'Antonio - Del Forum MEF.
Mentre sono intento a recuperare sul Mulo alcuni album che mi mancano, nella fattispecie dischi di elettronica e post rock, mi imbatto in una compilation che raggruppa artisti e generi che mi colpiscono. Guardo il nome dell'utente che l'ha caricata e porta le stesse generalità di Checco, nonché il suo nick-name. Lo vedo come un segno di buon auspicio: la selezione di canzoni non può essere cattiva. La scarico, estraggo la cartella contenuta nel file e ne compare la dicitura PP2 che conosco bene. Si tratta di Perle ai Porci 2, realizzata proprio da Checco per gli utenti del Forum MEF, chissà quanti anni fa, probabilmente nel paleolitico medio. Faccio presente la cosa sia all'autore che a Berta, siamo contenti del rievocare i ricordi incancellabili del forum, perfettamente tratteggiati dalle canzoni presenti.
A suo modo, proprio in questo giorno, la memoria della cosa non può essere una casualità.
21/03/17, Teatro Valli, Reggio Emilia - Vinicio Capossela.
Quest’anno è il mio terzo concerto in tre mesi, rischio di avere un tabellino di marcia che nemmeno dopo il diploma al Liceo. A Gennaio Motta, a Febbraio i Marlene Kuntz, a Marzo Vinicio Capossela e ad Aprile direi gli Spartiti. Senza considerare poi che mi pare anche un’ottima distribuzione di concetti: il nuovo che avanza, l’onda vintage, qualcuno che per disattenzione o sfortuna non ho mai visto prima, e infine qualcosa di diverso che colloco tra “band di cui non vedere necessariamente due live ma almeno uno sì”. Senza contare poi le location, rispettivamente elencate così: il caro vecchio Estragon, lo straordinario Fuori Orario, il magnificente Teatro Valli e lo storico Kalinka. Un tuffo nella passata gioventù alternativa.
Nonostante molti dei miei amici lo seguano da sempre e nonostante sia stato io a masterizzare i dischi che ho dato a Max, ossia chi mi ha rotto le palle finché non gli ho dato l’ok per prendermi il biglietto, non avevo mai visto Vinicio fino al primo giorno di primavera del 2017. Mi risulta davvero complicato sintetizzare le emozioni che ho provato e le riflessioni che ho maturato in poche righe. Collazionare tutto in hashtags, che a pensarci bene, se messi insieme rappresentano una sorta di moderno stream of consciuosness mi sembrerebbe un po’ forzato, preferisco riportare appunti sparsi che diano spunti a chi legge e permettano a me, in futuro, di ricordare a stralci, la notte a Reggio Emilia.
- Le strade basse tra Sassuolo e Reggio: un dedalo di vie di campagna percorse centinaia di volte ma completamente derubricate da quando vivo a Pavullo. Nella loro infinita pochezza, nel loro non avere niente, esercitano un'ambigua seduzione, specie quando inizia a fare buio tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, e tutto rimane in una lunga misteriosa penombra, una luminosa oscurità, come se da qualche parte fosse nascosta la Carcosa di True Detective.
- Vivere in una buca mi permette ora di capire la pace dello slargo, dell'apertura, di queste pianure senza fine, sembra quasi di respirare di più, di avere più spazio vitale.
- Reggio Emilia città. Non me la ricordavo manco di pezza. Piazza della Vittoria è bellissima. Fa un po' il verso a Piazza Roma (o forse è il contrario) ma è davvero notevole, quasi mi spiace sia reggiana e non modenese. Rivisto, dopo quasi dieci anni, un ristorante in cui cenai insieme ai miei compagni della Laurea Specialistica, ragazzi di Parma e siciliani trapiantati a Modena. Per trovare una mezza via si andava a Reggio. Chissà che fine hanno fatto? Ogni tanto mi tornano in mente, magari quelle volte che pubblicano qualcosa su facebook. È strano come alcuni pezzi di vita si accantonino per sempre, sebbene siano stati vissuti intensamente tanto quanto altri di cui invece si conservano ricordi molto più vividi.
- Se c'è una cosa per cui è nota la città delle teste quadre è il manicomio. Anzi, l'ex-manicomio, perché non c'è più. Tutti i matti di merda sono finiti in un bar di cinesi sulla Via Emilia, l'unico che abbiamo trovato aperto io e Max. Molto bello, tra l'altro; gente davvero fantastica.
- Lo spettacolo di Vinicio è un piece teatrale a tutti gli effetti, al termine della quale, chiusa con un'esecuzione straordinaria de "Il Ballo di San Vito", si mette in libertà, s'accende una birra e si mette a raccontare della sua gioventù passata sulla pedecollina di Scandiano, del Teatro Valli, di Reggio Emilia, dell'Ariosto, della Resistenza e di come ne abbia magistralmente scritto Massimo Zamboni, e dell'ombra, ossia il tema portante della serata.
Canzoni della Cupa
Tre cose, fra tutte, mi colpiscono, forse perché alcune sembrano racchiudere tanto di quello che ho pensato e scritto nei miei appunti.
1) Oggi è il 21 di Marzo, l'equinozio di Primavera, una bella coincidenza. Non c'era sera migliore per parlare di luci e ombre, di come queste vivano in contrasto, alternino l'equilibrio a seconda del ciclo delle stagioni e delle epopee umane, ma prescindano l'una dall'altra, non esistano se non l'una in funzione dell'altra.
2) Ariosto. Mica per fare l'accademico di turno ma questo è un illustre sconosciuto di cui si dovrebbe dibattere in lungo e in largo. Al suo nome sono dedicati, per esempio, un centro commerciale di Reggio Emilia ed un hotel di Castelnuovo di Garfagnana (ed io ci ho dormito e mangiato). C'è un perché e lo vado a spiegare. Lo stesso uomo di lettere, born & bread a Reggio Emilia, colui che scrisse "L'Orlando Furioso", venne anche incaricato dai signori estensi di andare a governare le terre apuane, abitate non proprio da genti facili da irregimentare. Insomma, divenne, per un breve periodo, un uomo d'arme e un animale politico, e gli venne pure bene. Roba che Tyrion Lannister scusa ma sei arrivato due.
3) Quasi sembra parlare a me quando dice che secondo lui, originario (più o meno) di Castelnovo ne' Monti (omologo reggiano di Pavullo nel Frignano), non esiste una suddivisione tra Italia del Nord e del Sud, bensì tra terre appenniniche e non appenniniche. Il concetto, per chi ha orecchie per intendere, è chiarissimo.
23/03/17, Maranello - Lo stile degli ultimi
Non ho niente contro chi si mette in ultima fila, aspetta che siano passati tutti, vuole a tutti costi serrare la fila. C'è modo e modo, ho come l'impressione che a volte ci si riesca a compiacere anche di questo. Boh.
Tre cose, fra tutte, mi colpiscono, forse perché alcune sembrano racchiudere tanto di quello che ho pensato e scritto nei miei appunti.
1) Oggi è il 21 di Marzo, l'equinozio di Primavera, una bella coincidenza. Non c'era sera migliore per parlare di luci e ombre, di come queste vivano in contrasto, alternino l'equilibrio a seconda del ciclo delle stagioni e delle epopee umane, ma prescindano l'una dall'altra, non esistano se non l'una in funzione dell'altra.
2) Ariosto. Mica per fare l'accademico di turno ma questo è un illustre sconosciuto di cui si dovrebbe dibattere in lungo e in largo. Al suo nome sono dedicati, per esempio, un centro commerciale di Reggio Emilia ed un hotel di Castelnuovo di Garfagnana (ed io ci ho dormito e mangiato). C'è un perché e lo vado a spiegare. Lo stesso uomo di lettere, born & bread a Reggio Emilia, colui che scrisse "L'Orlando Furioso", venne anche incaricato dai signori estensi di andare a governare le terre apuane, abitate non proprio da genti facili da irregimentare. Insomma, divenne, per un breve periodo, un uomo d'arme e un animale politico, e gli venne pure bene. Roba che Tyrion Lannister scusa ma sei arrivato due.
3) Quasi sembra parlare a me quando dice che secondo lui, originario (più o meno) di Castelnovo ne' Monti (omologo reggiano di Pavullo nel Frignano), non esiste una suddivisione tra Italia del Nord e del Sud, bensì tra terre appenniniche e non appenniniche. Il concetto, per chi ha orecchie per intendere, è chiarissimo.
23/03/17, Maranello - Lo stile degli ultimi
Non ho niente contro chi si mette in ultima fila, aspetta che siano passati tutti, vuole a tutti costi serrare la fila. C'è modo e modo, ho come l'impressione che a volte ci si riesca a compiacere anche di questo. Boh.
25/03/17, Sant'Antonio.
Giro l’ultima pagina del taccuino, anche questo è concluso. Vi avvolgo un elastico intorno perché non si apra come il Nilo con Mosè e lo metto via, insieme agli altri che ho già interamente compilato. Questo non è di certo il più cupo ma in un qualche modo è il più analitico e di certo avrà una coda o un episodio 2.
Non è così scontato decidere di affrontare (leggasi: mettere nero su bianco) le situazioni oblique della propria vita, trasformare gli appunti di tutti i giorni in un diario del disincanto, accorgersi che la felicità non va simulata ma vale il contrario, ossia che sono le piccole infelicità a dover essere analizzate perché si sistemino beni di più grande valore. In fondo fix the karma è più questo dell'autoconvincersi dei rimedi virali di qualche sedicente psicoterapeuta dell'Huffington Post; è l'intercapedine che va cercata, quello spazio di vita che deve rimanere puro, incontaminato, pieno di calma e delicatezza, un po' come il piccolo platò della foto di cui sopra, riempito di caramelle tiger.
Il problema è come quando si va al bar o al ristorante: il cliente non sempre sa ordinare da solo, va aiutato. Il consiglio che ho ricavato dallo sbobinare questi appunti è quello di focalizzare o creare un'intercapedine di colore e dolcezza, sapere che c'è, contare su quella. Nel mondo di Harry Potter avevano gli incanti patronus, io mi accontento di qualcosa di più pratico e di più bassa manovalanza.
Visto e piaciuto nello stato in cui si trova, pubblicato il 25/03/2017.