Bravi tutti

Venerdì 18 Novembre, Castelfranco Emilia.
Reunion della band VD Tassoni.



Francesco Checco Cremonini: voto 6+. Bassa considerazione per il papà di Panzano, detto anche Papànzano causa la sua discutibile scelta di abbinare Weiss e mascarpone. Da dimenticare come affronta la cena nel primo tempo di gioco. Per il resto si destreggia con consumata maestria tra le linee, illuminando con battute di spirito e riflessioni degne delle migliori perle della rubrica della Settimana Nimmistica "Risate a denti stretti". Conserva sempre lo stesso smalto di sbandato da cabò al GrandEmilia.
Da segnare nel taccuino:"Forse sono un po' ubriaco" mentre cercava, senza successo, di inserire le palle del biliardo nel triangolo. Da questo deriva il +, anche perché un + non si nega a nessuno, come diceva il mentore di tutti noi.

Saverio Verra/Savio Verrascina: voto 7. Coinvolto più volte in gioco da Capitan Zuffi, cerca di stare sul pezzo senza perdere la bussola. Il voto alto è meritato non solo per aver sostenuto uno Zeman stremato in fase di biliardo alcolico ma anche per: 1) non aver mollato nemmeno un centimetro davanti al freddo assassino della bassa campagna di Castelfranco e i continui esperimenti fotografici di Bobbit; 2) aver accettato da bravo gregario la scelta di convertire il ritrovo in una grande serata antifiga.

Gianluca Bobbit Gozzoli: voto 7-. Il rappresentante non si smentisce mai. Nessuna promessa fatta durante i suoi comizi elettorali pre-cena, nessuna promessa mantenuta. Il suo classico stile "lascio che faccia tutto la Daniela Dondi anche e soprattutto quando non c'è" non è andato in vacanza. Tuttavia partecipa ad ogni azione dando il suo contributo di intelligenza e lucidità, maturata in anni e anni di gestione di poveri sbandati. Il - deriva dallo scellerato uso della macchina fotografica, rivedibile tanto quanto il menù scelto da Checco.
Scusa da parte di tutti noi se hai speso 20 euro a cena, quando probabilmente se non avessimo preso 92 birre a testa ne avresti spesi 10. Scusa ma mi dovevo vendicare per le tutte le tue cazzo di interrogazioni programmate che mi sono costate svalangate di 5 1/2.

Francesco Chicco Zuffi. Voto 10. Come ai bei tempi, chiama lo "schema palla a me" e decide tutto lui. Schieramento, menù per le persone normali, ordini del giorno, mozioni, j'accuse di serata, pugni da distribuire a Zeman ad ogni accenno di battuta, sfottò a Verra. Gli anni si fanno sentire, specie per questo sale & pepe che lo rende affascinante come mai, ma per il pallone d'oro è più che mai in corsa. Bisognava appuntarsi ogni battuta neanche fosse Gesù Cristo e noi gli apostoli. 7 ore di partita giocate al massimo.
Nella conferenza stampa post-match ha rilasciato dichiarazioni volte a schernirsi, a ridurre questo entusiasmo nascente dei tifosi cresciuto intorno a questa nuova realtà che punta a campionato, coppa e cazzi a mazzi. "Non ci vediamo da anni, non è che ora usciremo ogni venerdì." Un po' come dire che giochiamo per salvarci.
Non è così? Peccato. Veramente un peccato.

Bravi tutti, mi sono divertito a bestia.
Grazie ancora.

Supersonic

Come i vini migliori, più invecchiano e più son buoni.

Garfagnana (Toscana)

Anni fa andai a Marina di Massa svalicando l'Appennino Tosco-Emiliano.
Scoprii un percorso molto affascinante, e attraversai una terra selvaggia, fatta di paesaggi a tratti rigogliosi, a tratti austeri, quasi lunari. Ciò che colpiva era notare come tutta quella zona (che più tardai imparai a chiamare col suo nome, ovvero "Garfagnana") fosse densamente spopolata, come se l'uomo avesse fatto fatica a insediarvisi, a vincere la Natura e a sottrarre spazi alla macchia.
Aperta questa nuova via, ogni volta che rincasavo da qualche viaggio in Toscana (fossero anche territori più a sud, come il Chianti Fiorentino o il Chianti Senese), cercavo sempre di attraversare la Garfagnana, di rivedere quei paesaggi che tanto mi avevano incantato anni prima, per cui Castelnuovo di Garfagnana rientrava sempre tra le tappe dei miei itinerari, essendo al centro di tutte le strade che salgono o scendono questa zona.

Tuttavia non ero mai riuscito a fermarmi, a fare una sosta di qualche giorno, ad esplorare quel che per me continuava ad essere solamente una terra di passaggio.

Son riuscito a fermarmici in questo lungo week-end, curioso come non mai di vedere ogni posto che avevo solamente intravisto da lontano, di corsa, in macchina o su qualche guida turistica.

Cosa dire?
Si tratta di un'Altra Toscana, diversa, completamente differente da quella storico-turistica tipica di Firenze, Siena, Pisa e Arezzo; in Garfagnana il vero protagonista è la natura, ma il vero nemico è l'uomo. Le montagne, sia che siano gli Appennini o le Apuane, sono maestose, impressionanti, fanno la loro immensa figura. Ma i paesi, i borghi, fatta eccezione per uno o due, sono miseri, con pochissime attrattive e quelle poche che ci sono non sono curate, sembra quasi che agli abitanti non importi nulla di mostrarle a chi potrebbe esserne interessato


Castiglione di Garfagnana

Castiglione è il primo borgo che si incontra scendendo dal Passo delle Radici. Il panorama tutto intorno, specie d'autunno, è delizioso. Le montagne calano d'altezza e disegnano cornici soavi ai tetti delle case e alle rocche della fortezza. Molto suggestivo anche l'effetto della nebbia che dirada lungo le vallate sottostanti.
Peccato che non richiami turisti, che non abbia nessuna attività preposta a promuovere né il villaggio medievale dentro le mura né il paesaggio circostante, in vero povero anch'esso di specialità, ma meritevole d'essere visitato, se non altro per mirare da vicino un bellissimo ponte medievale, collocato lungo una scarpata poco fuori il paese. segnalato quasi per errore, e accessibile solo dietro richiesta agli abitanti del posto.

Ponte medievale - Castiglione di Garfagnana


Spostandosi verso la valle del Serchio, si può girare a destra imboccando la strada che porta a San Romano in Garfagnana. Una piccola deviazione e si arriva al Lago di Pontecosi, ovverosia una grande ansa dove il fiume Serchio s'allarga, creando un discreto bacino d'acqua, in corrispondenza del paesino che gli dà il nome, Pontecosi, appunto.

Lago di Pontecosi

Sono stato fortunato nel trovarlo in quella che forse è la sua stagione più bella, perché più ricca di colori, i quali si riflettono nelle acque placide del Serchio. Con molta fantasia sembra di essere nel Maine di Dawson's Creek. Tuttavia a parte il bel camminamento che circonda il lago da una parte e dall'altra, il piccolo paesello presenta quelle stesse caratteristiche che contraddistinguono la Garfagnana tutta, ossia uno spiccato senso di "lasciato andare", di incuria. Il ponte sul Serchio è orribile, non tanto per la sola corsia da cui è costituito (cosa che non rappresenta un peccato capitale, anzi, potrebbe addirittura risultare caratteristico se ben tenuto), bensì perché è brutto, sta male, è un ecomostro di dimensioni limitate, ma pur sempre un ecomostro rimane.


Fortezza delle Verrucole (San Romano in Garfagnana)

Dabbasso ci si immagina una fortificazione imponente, che quasi richiami in termini di immaginazione (con le dovute proporzioni) quella della muraglia cinese.
Una volta saliti in cima, anche in questo caso lungo un viottolo molto carino immerso nel verde e dai bellissimi scenari tutto intorno, ci si perde nel nulla dell'abbandono. Negli spazi di questa fortezza voluta a suo tempo dagli Estensi (forse gli unici ad aver fatto del bene a questa terra) non c'è niente se non un muletto, un palco incustodito, e cartelli che vietano l'ingresso alla rocca. Un disgraziato potrebbe cadere dai bordi, oppure ammazzarsi: nessuno se ne accorgerebbe. Complimenti a chi ne "ha cura", complimenti vivissimi.


Vagli Sotto

L'idea di visitare Vagli Sotto nasce dal desiderio di intravedere la sommità del campanile di Fabbriche di Careggine, il paese sommerso dal torrente Edron, affinché fosse possibile sfruttarne le acque costruendo una diga.
Proprio qui, a Vagli Sotto (che saluta i commessi viaggiatori con una bellissima scultura in marmo, che risulta stonata rispetto al paesaggio perché troppo bella rispetto a tutto "il brutto" intorno), si capisce che sarà sicuramente colpa dei Garfagnini se la loro terra è così malridotta, ma risulta anche certo come si tratti di una popolazione e di una regione trent'anni indietro.
Io, un biliardino come quello ritratto in foto, erano anni che non ne vedevo uno uguale.
Ma oltre a questo, l'unica cosa che mi rimane di Vagli Sotto, eccezion fatta per il campanile del paese sommerso che non sono riuscito a vedere, è la desolazione di Vagli Sotto, e dei ragazzi del posto che si trovano dal benzinaio perché è probabilmente l'unico spiazzo in grado di accogliere i cinque giovani che ho visto e dare loro qualcosa. Che brutta vita, mamma mia.


Isola Santa


Questa foto dice tutto.
L'Isola Santa è tanto bella da vedere mentre la si costeggia, tanto brutta da visitare.
Un solo aggettivo le calza bene: spettrale.


Barga

Barga si presenta come un paese targato da bandiera arancione. Questo fa ben sperare. Abituato ai borghi caratteristici della Toscana visitata negli anni e nei mesi addietro, quella del "Chianti Shire", quella in cui ogni paese, anche quello che ha meno da mostrare (uno su tutti, dico San Quirico d'Orcia), contavo, in virtù di questo riconoscimento ufficiale, di trovare un bel paese. Della Garfagnana è sicuramente il migliore. Il Duomo e la rispettiva balconata sulle Apuane sono molto, molto belle. Poi Barga finisce lì e non offre altro, se non una possibile visita a Castelvecchio Pascoli, frazione vicina dove un secolo fa dimorò il Poeta Pascoli.


Castelvecchio Pascoli

Bello: niente da dire. Se non fosse così disadorno, sarebbe il borghetto più caratteristico che ho visto in Garfagnana. Immerso nella campagna, belli i voltoni, i colori, le case in pietra. Oltre a questo, ovviamente, non c'è niente.


Grotta del vento

La Grotta del Vento è l'attrattiva più pubblicizzata di tutta Lucca e di tutta la Garfagnana. Non c'è posto in cui non vi sia il relativo depliant. Arrivarci però è una vera impresa. Tanto particolare è il viaggio sotterraneo, tanto inusuale, per non dire "pazzesca", è la strada che porta alla Grotta del Vento. Dopo venti minuti di strada tutta dissestata e tutta curve che parte da Gallicano, vedere finalmente un parcheggio (lascia che costi tre euro, che pago volentieri purché per almeno un'ora non mi facciate più pensare alla strada che ho appena percorso) e della gente in carne ed ossa fa tirare un sospiro di sollievo.
La visita della Grotta è incredibile.
La Guida sa quel che dice e si fa ascoltare e seguire.
Ricorderò per sempre la Grotta del Vento, quando si spengono le luci che accompagnano l'escursione sotterranea, si può vedere (o forse sarebbe meglio dire "non vedere") il buio assoluto, il nero più nero che ci sia.


Eremo di Calomini
Dalla foto ricorda l'eremo della Pietra di Bismantova.
Per capirlo meglio però bisogna andarci: surreale.

Della Toscana mi mancano la Maremma e l'Argentario. Ogni altro posto posso dire di averlo visitato, di esserci stato o di averci passato almeno una notte. Continuo a credere che non sia nessuna città bella tanto quanto Siena e che San Gimignano sia il più bel borgo che abbia mai visto. Ma rimangono impresse anche Montepulciano, Cortona, Volterra: tutti paesi magnifici, in cui gli occhi non si stancherebbero mai di guardare le meraviglie che vengono offerte alla vista.
La Garfagnana invece è strana, ti colpisce, nel bene o nel male, ma ti colpisce.
Nel bene perché ha davvero tantissime potenzialità; nel male perché nessuno le sfrutta, o è incapace o disinteressato a farlo.
Peccato, un vero peccato.

I cinque dischi che non tolgo dal lettore.



Rubo il titolo della rubrica di Mucchio per parlare un po' di musica.

Il tempo è tiranno e non ne ho molto per dedicarmi ad un maniacale ascolto di dischi nuovi, band emergenti del sempre più misero panorama indie (che comunque sono poco più di un "bai ed càn"), intuizioni o imbeccate di qualche giornalaccio di tendenza che mi segnala l'ennesimo cd da zero a zero.

Mi piace di più sciupare le orecchie ascoltando con grande attenzione qualcosa di nuovo ma profondamente elaborato, qualcosa di vecchio che sia usato e sicuro, o qualcosa di nuovo che suoni come qualcosa di vecchio, purché abbia stile, come dire che se fosse un'automobile sarebbe una Golf (bellissima quella pubblicità che diceva:"Dopo vent'anni capisci che tuo padre aveva ragione").

Della prima categoria fanno parte i Vessels il cui album imprescindibilmente nel mio lettore si intitola HELIOSCOPE. Non so niente di loro, se non che suonano un post-rock particolarissimo, veloce in termini di struttura, una struttura che viene ribaltata di continuo, con improvvisi cambi di tempo, e una totale assenza di una linea melodica chiara che identifichi il concetto di ogni singola canzone.
Queste band andrebbero protette come fossero cuccioli di Panda: in realtà le conosco io, Berta e quelli che ci suonano.
Chissenefrega: per mia fortuna ho un nuovo gruppo da inserire nel mio personale Gotha Post Rock, a fianco dei Sigur Ros, degli Explosions in the Sky, dei Mogwai e dei God is an astronaut.
Consiglio: Trap e Monoform.

Qualcosa di vecchio, un usato sicuro.
Qualche settimana fa ho mandato in merda il disco fisso del mio vecchio pc, la cui unica funzione era rimasta quella di archiviare tutta la mia musica prediletta. Fortunatamente ho preso solo un grande spavento, e tutte le mie miniere di dischi sono state fatte salve dagli informatici di Maranello.
Non so come abbiano fatto, se con la fantascienza o con la stregoneria, sta di fatto che mi hanno riportato dal regno degli inferi dei microchip tutti i miei adorati gruppi, i quali avevo già dato per dispersi, tant'è che avevo scritto sulla mia lavagnetta bianca degli impegni presi e da prendere:
DISCOGRAFIE DA SCARICARE ASSOLUTAMENTE E CON URGENZA
- Explosions in the sky; - The National; - Sigur Ros.

Grazie a Dio sono tornati tutti all'ovile, ma ne ho dimenticati altri, di gruppi fondamentali nell'educazione di un uomo. Per esempio i Massive Attack.
Blue Lines e Protection sono due album strepitosi.
Linee di basso magnetiche e incantevoli, legate assieme da trame elettroniche scarne ma essenziali; il tutto contornato da una regia sapiente di strumenti classici.
Chi ha scritto Teardrop o Unfinished Sympathy per me può anche dirsi padrone del vapore.
MEZZANINE - Massive Attack (questa è la tracklist: formidabile).

C'è un detto che recita che nessuno mette il succo nell'uva, modo come un altro per dire che nessuno riesce a fare cose impossibili. Nessuno tranne i Cure, forse. Piacevolmente ripresi in carico dopo aver trovato questa bellissima cover di Lullaby rifatta dagli Editors, ho messo in loop DISINTEGRATION: sticazzi.

God is an astronaut.
Questi non hanno mai vinto nemmeno una biro.
Semisconosciuti, Wikipedia dice di loro le stesse cose che diceva quando era in lock-out, ovvero poco e niente, però per me sono pietra angolare. Già citati in precedenza in questo stesso intervento, ho riesumato ALL IS VIOLENT, ALL IS BRIGHT, perché ho scoperto che c'è qualcun altro oltre a me ad essersi accorto della poeticità dei titoli delle loro canzoni. Tanta profondità, mondi visionari, l'idea che puntino qualcosa, che vogliano lasciare tracce del loro percorso.
E poi il paradosso: un gruppo strumentale che "rimane" per le liriche "non liriche".
L'omonima: All is violent, all is bright.

Ho letto uno status che mi ha fatto sorridere: KEEP CALM, NOEL GALLAGHER IS BACK.
Non siamo di certo alla fantascienza, ci mancherebbe.
Però come è vero che viene sera a casa di tutti, è anche vero che Noel non ha una gran voglia di addormentarsi prima di aver sparato tutte le frecce che ancora gli rimangono, contando sia quelle ben affilate, sia quelle da spuntare o anche solo quelle da recuperare.
In una scala da 1 a 10, io do a Noel un bel 6/7.
Non c'è nulla di nuovo, niente che non sappia di già sentito, ma è tutto orchestrato con maestria, suonato con cura e senza pena di ostentare niente. Quello è, né più né meno, però è qualcosa di genuino, di studiato con calma ed eleganza, con quello stile, insomma, di cui parlavo nella postilla iniziale.
Qualcuno mi ha detto che gli Oasis sono stati i Ligabue di oltremanica, e che Noel, di sicuro il fratello capace, sia rimasto il miglior esponente di questo paragone.
CI ho pensato molto e non sono per nulla d'accordo.
Noel Gallagher innanzitutto ha una conoscenza spaventosa della musica, la cosa traspare dal come imposta i pezzi, da come divide, pur nella sua semplicità, i tempi e le battute di ogni singola canzone. In secondo luogo, non credo sia il Best Songwriter della sua generazione come qualcuno lo ebbe a definire, ma ha una grande astuzia nell'indovinare le parole, nel farle suonare all'unisono con la musica: capacità più unica che rara, quella di stringere indissolubilmente i due capi della corda.
Credo possa diventare come è stato l'ultimo Johnny Cash, ossia un vino vecchio, che più passa il tempo più fa il gusto intenso, qualcosa da assaporare con calma, lontano da tutti giudizi o dai pregiudizi di chi cerca facili paragoni con la band del fratello o con gli Oasis.
NOEL GALLAGHER'S High flying birds e questa è AKA... Broken Arrow.


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...