EMILIA RUVIDA ha tantissimi significati: alcuni personali, emotivi; altri invece di più ampio respiro.
Ha significato per me un ritorno sul palco con una veste che mai mi sarei aspettato di indossare ma cui da sempre avevo ambito. Ha significato vivere emozioni fortissime davanti alle persone che da sempre mi sono vicine, a fianco di quelle con cui ho più affinità “artistiche”, insieme a quelle che conosco da poco ma con cui ho raggiunto da subito un grado di intesa straordinario, ed infine senza alcune di quelle che -se non altro per debito di crescita comune, di affetto e di rammarico- sono state cruciali nel condurmi dove sono ora.
Ma del resto ogni cosa ha il suo tempo e quasi mai è sbagliato, semplicemente è il tempo che doveva essere.
EMILIA RUVIDA è stato Il logico coronamento del week end più intenso del mio 2009.
EMILIA RUVIDA è stato qualcosa di nuovo che occorreva avere il coraggio e la sconsideratezza di osare perché manifestazione sincera della genuinità e della forza di persone fuori dagli schemi. Un animo profondamente emiliano, un animo contraddittorio per sua stessa natura, capace di alternare all’entusiasmo il dolore, alla poesia la volgarità, alla spensieratezza la riflessione. Ruvidità: è questa la parola, e Jean è stato bravo nell’individuarvi tutti quei significati che io sto provando a trasmettervi e che lui, meglio di me, ha sintetizzato nell’introduzione alla serata.
EMILIA RUVIDA rappresenta qualcosa che “sta passando”.
Sarò romantico, vedrò disegni dove non ci sono, ma dico una cosa e la dico fuori da quelli che dovrebbero essere gli standard di una recensione fatta ad arte. In EMILIA RUVIDA, sia sul palco che fuori, ho visto il MEF e gli spiriti ad esso vicini, ho visto l’ORDINE DEI CAVALIERI NERI, ho visto uno degli indiscussi maestri/factotum della musica maranellese ed infine, ed è con grande piacere che lo dico, ho visto i rappresentanti di due diverse generazioni di musicisti del Frignano.
Sì, d’accordo, siamo tutti amici e siamo tutti amici di amici.
Ma è solo questo? Non credo.
Le persone che si devono incontrare prima o poi si incontrano e quando questo avviene si cambia passo ed è tutto un altro andare.
- Il primo ringraziamento va al Moro, il braccio organizzativo dell’evento.
- Il plauso più grande è per Jean, a mio parere e senza nulla togliere a nessun altro, l’artista dal maggiore talento e nonostante questo una persona dalla splendida umiltà. Incredibile il modo in cui ha coordinato il caos: in maniera totalmente libertaria ma con maestria. Non mi so spiegare come abbia fatto.
- Lo stupore è per Pol: completamente out of border.
- Riconosco poi una sempre più forte ammirazione per Gavioli, il Noto Scrittore Emiliano. Più di una persona, a fine serata, mi ha detto:”Avevi ragione, Gavioli legge veramente bene”. Gavioli non legge bene, Gavioli quando legge ti spacca la testa e ti fa entrare nel suo mondo. Quando ne esci, che ti sia piaciuto oppure no, non sei più lo stesso di prima.
- La naturale stima è accreditata a “Lo Scemo”, Berta: la mia chitarra disturbata prediletta. Con Bebe puoi solo urlare dei "Festa a bestia!" ma non puoi farci un discorso serio neanche a pago. Eppure come capisce lui quel che io vorrei che le note trasmettessero non lo capisce nessun altro.
- La piacevole incomprensione, e lui sa perché, la giro a Dave Ravera e alla sua semiacustica.
- Fonzo perché c’è sempre e dove lo metti sta.
- Santu perché anche lui è EMILIA RUVIDA, cazzo se lo è, e io lo adoro. E il prossimo anno sale sul palco, a pieno merito e pieno diritto di ruvidezza.
- La Linda, non solo per la disponibilità tecnico-fonica, ma anche e soprattutto per l’amicizia e la stima accordateci. Un conto è sentirsi dire “Bravi!” da Peggy della Baracchina (con tutto il rispetto per Peggy e per la Baracchina, si badi!), altra cosa è sapere di avere emozionato chi l’11 Luglio ha emozionato tutti quanti.
- Aristide perché al mixer e alla “presenza”, se avessi potuto scegliere io, avrei scelto lui.
- Vantin (Santo Subito) per la splendida grafica della locandina.
- Dom per il pranzo ruvido che mi ha allietato la domenica.
Un’amica mi ha detto che ad una certa età diventiamo tutti grandi, che ci è concesso sognare solamente dalle sei di sera in poi. E’ così. L’importante è continuare a mettere in cantiere sogni come quello che abbiamo appena realizzato.
EMILIA RUVIDA: tanta roba.
“Un ricordo dell’EmiGLIa, dell’ItaGLIa, da portare, signori, nella vostra patria: in Inghilterra, in FranCia, in GiaPone, dove volete! Signori, BUONASERA!!!”
(Noia, live in Baveno 1989, CCCP)
E vent'anni dopo...
“E che dai graffi che avete sulla pelle vi entri un po' del nostro sangue: EMILIA RUVIDA!!!”
(Introduzione, live sull'Estense 2009, Jean)