C'è che sto diventando vecchio.
Non sopporto più di andare ad un concerto e dovermi sorbire i sedicenti esperti che ad ogni attacco devono spiegarsi, urlando tra loro, di quale canzone si tratti. Non reggo quelli che scattano foto ogni 5 secondi, tra l'altro d'un di merda che risulta difficile far peggio, con macchine del cazzo, grottesco poi quando riprendono dei video che faranno pena ma che comunque metteranno su youtube, e dai pure... Detesto poi quei "medferit" che ad ogni minima cazzata di Liam vanno in brodo di giuggiole. Infine non ho mai capito quegli esaltati che pogano a "Rock'n'roll star", quello stesso pezzo che i sedicenti esperti di cui sopra avevano confuso con "The Shock of the lightning".
A parte questo, grande concerto.
Completamente d'accordo con un amico che è venuto con noi (a proposito, Ste, a quando il sito fumettaro? Io inizio già a farti pubblicità!): i grandi classici suonati alla perfezione, i pezzi migliori dell'ultimo album eseguiti senza sbavature, alcune perle di rara bellezza e di difficile ascolto live("Champagne Supernova" e "Slide Away" su tutte), brani rivisitati e trasformati ("Don't look back in anger") e la chiusura esemplare con LA cover dei Beatles.
Forse il più bel concerto degli Oasis che abbia visto.
Made in England
Ho un amico che mi ha prestato decine di libri che devo ancora leggere. Mia madre me ne ha regalati almeno venti da tre natali a questa parte ma non ci ha mai messo mano. Una mia collega di lavoro me ne ha portato uno perché convinta che trovassi le risposte di cui avevo bisogno.
Sul meraviglioso blog http://ukfootballplease.blogspot.com/ ho letto la recensione a MADE IN ENGLAND - Luci e ombre del football dei Maestri di Luca Manes e ho deciso di dedicare le mie poche mezzore libere al pallone di Albione.
Era da tempo che non leggevo a pranzo e a cena, ossia mentre alzavo e abbassavo la forchetta, mentre versavo l'acqua nel bicchere a memoria e a sensazione, il tutto dopo aver spento la televisione perché mi privava della concentrazione necessaria per capire ogni dettaglio delle parole che leggevo.
Non sapevo cosa aspettarmi, in realtà.
Pensavo ad una cronistoria del calcio inglese, non pensavo certo a un romanzo come Febbre a 90'. Fondamentalmente è questo, una lunga ma scorrevolissima analisi del football dei Maestri, dall'alba dei tempi, passando attraverso i medioevi mediatici e umani, fino ad arrivare all'odierna età dell'oro.
Io, classe '81, ho iniziato a seguire il calcio inglese poco dopo i Campionati Europei del 1996, giocati appunto in Inghilterra. E' soprattutto da allora che la Premier League ha iniziato a crescere incredibilmente, in termini di livello qualitativo del gioco, in termini economici, in termini di moda. E forse è cresciuta troppo. Questo libro ne racconta luci e ombre, e Luca Manes, l'autore, dimostra di conoscere le zone buie come pochi.
Un libro che i nostri amministratori del calcio dovrebbero leggere avidamente e imparare a memoria. In Inghilterra erano vent'anni avanti a noi anche quando il loro calcio faceva pietà. Ora sono vent'anni avanti a noi in tutto, ma lo sono sia nel bene che nel male. Ecco, forse trarre qualche lezione su come fare le cose e cosa evitare andrebbe fatto.
Nel leggerlo mi sonoi ricordato di quando sono stato al Vecchio Trafford. Bello, bellissimo, senza dubbio ciò che di meglio si possa vedere a Manchester. Ma mi è smebrato tutto molto di plastica. Poi mi sono ricordato quando sono stato a Goodison Park, con il custode che ha detto a me e ai miei amici:"Potete guardare ma non portate via l'erba!", li ho provato tutti i brividi che a Manchester non avevo neanche lontanamente avvertito. Ecco, Luca Manes racconta di questo in più dettagliate e ampliate sfaccettature: un'avanguardia commerciale carica di entusiasmo, gravida di interesse ma sterile di emozioni vere, ed una tradizione che mantiene inalterato un fascino più che secolare, intriso di uomini leggendari, successi e fallimenti, sciarpe alzate al cielo in scomode terraces, campacci fangosi e maglie meravigliose, ma obsoleta nonostante tutto questo.
Come mio solito rubo una, una singola, frase.
"Ci abitueremo all'Emirates Stadium, a non pensare come fosse spesso più coinvolgente l'amosfera negli stadi fino a due o tre decenni fa e ci faremo anche una ragione della troppa opulenza della Premier, dei suoi ricchissimi presidenti, allenatori e giocatori. Però almeno lasciateci la maglietta claret and blue dell'Aston Villa o quella a bande orizzontali bianco e blu del Queen's Park Rangers, l'ingorgo di partite durante le feste natalizie e la FA Cup con almeno un replay." (Luca Manes, MADE IN ENGLAND - Luci e ombre del football dei Maestri)
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