La musica che prediligo è, se ci penso bene, quella in cui non c’è ordine, dove non per forza esistono strofe, ponti, ritornelli, rime, parole o virtuosismi ad effetto, ma quella in cui un senso di confusione apparentemente incontrollata viene perfettamente scandito, nota dopo nota, accordo dopo accordo, colpo su colpo.
Canzoni dove non si ha neppure ben chiaro cosa, quali e dove siano gli elementi da cui sono composte, canzoni in cui il risultato finale è differente, è cangiante, è in inattesa e improvvisa mutazione.
In prima elementare, subito dopo le presentazioni la maestra ci ha insegnato che cambiando l'ordine dei fattori il risultato non sarebbe mai cambiato.M a quando non è l'ordine dei fattori a trasformarsi, bensì i fattori stessi? Quando sono le costanti a cambiare?
Oltre a questa particolarità (di comunque non poco conto), si tratta di brani che si presterebbero benissimo ad abbinamenti con cortometraggi, filmati, rappresentazioni visive, slideshow, ecc... perché libere di ogni vincolo, passibili di ogni interpretazione, slegate da contesti definiti, e infine, a mio parere, più malleabili alle rispettive emozioni di, che so, una qualsiasi canzone cantata, che per quanto possa concedersi ai più svariati significati, non lascerà mai quella libertà di immaginazione naturalmente insita in queste canzoni.
Ho raccolto alcune di queste canzoni, ne ho realizzato una compilazione.
Alcuni “nota bene” prima di partire.
Solo tre o quattro canzoni sono cantate e due di queste sono cantate in islandese (sì, sono i SIGUR ROS). Riagganciandomi a quanto detto prima, anche la voce è pur sempre solo uno dei fattori: non è detto che sia né una condizione necessaria né tanto meno sufficiente perché le canzoni abbiano un senso, anzi. Ancor più significativa, la voce stessa, quando solo un segnale, quando un esiguo frangente di secondi nell'arco di qualche minuto, quando un loop indefinito. Ridurre per aumentarne la forza: se ci si pensa bene, è un paradosso.
Alcune tracce durano un minuto, altre 2, altre 5 e altre ancora 8, perché non obbligatoriamente dobbiamo ascoltare 4 minuti e 30 di canzone, per quello ci sono le radio, per le emozioni a comando basta sintonizzarsi su una qualsiasi stazione.
Molte sono destrutturate, ossia non hanno strofe o ritornelli, semplicemente iniziano e finiscono: su tutte THE BIRTH AND THE DEATH OF THE DAY, che davvero, come suggerisce il nome, dà l’idea di descrivere le fasi della giornata e non può certo descriverle allo stesso modo, né ripetere sé stessa o ripercorrere momenti oltrepassati di volta in volta. Nomen omen.
Alcuni brani sono accompagnati da strumenti rock tradizionali, che in talune circostanze vengono miscelati a melodie classiche, altri sfruttano l’elettronica e in altri ancora si sentono congegni indecifrabili. E ovviamente quest'ultimi sono i Radiohead che, quando non sanno cosa fare, campionano il suono dell'accensione dei fiammiferi combinandolo ad un sampler che riproduce il verso dei gabbiani.
E’ una compilation “globale”: raduna gruppi islandesi, irlandesi, inglesi, canadesi, nordamericani, texani, reggiani, tedeschi e californiani.
Ho dovuto escludere una canzone. Si chiama CONSTANTS ARE CHANGING ed è dei BOARDS OF CANADA. Avessi cercato un titolo migliore per questa raccolta non lo avrei trovato.
Non ho scritto di che genere (o di che generi) si tratta.
Perché, è importante?
Di seguito la tracklist. Ho linkato a ciascun pezzo il video su youtube (a volte il vid ufficiale, altre no). Qualora fosse presente la versione studio ho inserito quella, in alternativa una versione live. In alcuni casi non mi è stato possibile reperire niente, peccato.
01. The birth and death of the day - Explosions in the sky. Per questa ho esaurito gli apprezzamenti, 7' e 51'' di poesia.
02. Ode to Isis - and you will know us...by the Trail of Dead. Trascinante ed inquietante.
03. Beyond the dying light - God is an astronaut. Per vedere oltre il confine.
04. TNT - Tortoise. Relax, e nessun titolo poteva adattarsi meglio.
05. Blue turning gray - Clap your hands say yeah. Per ricordare.
06. Day five - Explosions in the sky. La batteria smollata che va dal 4'04'' al 4'20'' ha qualcosa di magico.
07. Pacific Theme - Broken Social Scene. Per staccare.
08. I am citizen insane - Radiohead. E' vero, anche io non sono un cittadino normale.
09. All is violent all is bright - God is an astronaut. Una semplice equazione nucleare. (Per stupirsi ancora una volta del mondo di merda in cui viviamo c'è anche questo video, accompagnato dalla medesima canzone. http://it.youtube.com/watch?v=tPPE6LiHxWU Se penso alla seconda parte di Full Metal Jacket, capisco che non è cambiato niente. Ma vabbè, questi sono altri discorsi, lasciamo stare.)
10. I can see it now- Oasis.
11. Dayvan cowboy - Boards of Canada. Questo video è magnetico, così come la canzone, non ci posso far niente. Il boomerang di suoni iniziale rapisce ogni attenzione, i colori del video fanno il resto.
12. Stralòv - Massimo Zamboni. D'altronde, è l'altra metà del rosso cielo emiliano.
13. To Russia my homeland - and you will know us...by the Trail of Dead. Strepitosa.
14. Mea bloanasir - Sigur Ros. Nessuno può togliermi dalla testa che questa canzone vada al contrario, e quando dico che va al contrario non so bene cosa intendo. E' la sorella meno nota di Hoppipolla, e forse è in qualche modo il suo opposto.
15. Glosoli - Sigur Ros. Il video di questa canzone è fottutamente geniale. Questa canzone è fottutamente grandiosa. Ditemi quel cazzo che vi pare, che i Sigur Ros esistevano anche prima di Takk, che Takk non è il loro miglior album, quel che volete, ma i colori e i capelli di questo video sono superiori ad ogni critica. Le chiacchiere stanno a zero.
16. Capture the flag - Broken Social Scene. Questa ci stava.
17. Ramparts - John Frusciante. Forse un po' OT però quando ancora avevo l'autoradio, con Ramparts ci chiudevo entrambi i lati della cassetta. Al di là della duttilità, devo ancora trovare un pezzo alla sua altezza da ascoltare alla guida. (Video che può essere giudicato orrendo oppure geniale.)
18. New years end - God is an astronaut. Un giro di basso iniziale incantevole e apparentemente semplice. Una birra a chi mi trova le finezze al primo ascolto.
19. Tempel - Colour Haze. Per i titoli di coda è per-fet-ta.